Alla prova del voto, il patto dei quattro partiti sulla legge elettorale entra già in crisi. Emergono le prime crepe, decine di franchi tiratori nei voti segreti e soprattutto la presa di distanza di Grillo, che da un lato tiene i suoi legati all’accordo sancito con Renzi, Berlusconi e la Lega di Salvini, ma dall’altro l’altro si sfila e come sempre accade, nei momenti di impasse o nella necessità di prendere tempo, si appella al blog, annunciando nel fine settimana una consultazione online.
Il risultato dei primi voti alla Camera hanno prodotto una settantina di voti difformi alle indicazioni di partito nelle pregiudiziali di costituzionalità, che sono state bocciate, ma che annunciano un cammino difficile per la legge elettorale.
Per essere un patto blindato tra quattro grandi gruppi parlamentari, che dovrebbe reggere alla Camera ma soprattutto al Senato, quel numero è un segnale di sofferenza. Ci saranno infatti altri cento voti segreti ed emendamenti molto importanti da votare.
I cinque stelle infatti si stanno dividendo sulla battaglia intorno alle preferenze ma soprattutto al voto disgiunto, due elementi che non sono nell’accordo, ma a cui molti di loro non vogliono rinunciare. Emerge una divisione tra l’ala vicina a Di Maio, pronto a candidarsi a Palazzo Chigi e chi gli è avverso.
Più in generale, sostenere e difendere un patto che gli elettori cinque stelle potrebbero vedere come un “inciucio” alla vigilia delle amministrative può essere rischioso, per questo Grillo potrebbe tenersi la porta aperta: il voto online è previsto il fine settimana, e lunedì il voto finale alla Camera, subito dopo i risultati del primo turno delle amministrative.
Danilo Toninelli, che ha contribuito a redigere il testo in esame, è convinto che non verrà bocciato dal blog.
Nel frattempo in parlamento Pd e Cinque stelle si accusano a vicenda su chi avrà la responsabilità se tutto salta. Renzi punta il dito sull’inaffidabilità di Grillo che in due giorni cambia opinione, gli altri assicurano di non temere il voto anticipato e di voler andare alle urne subito. In ogni caso, gli emendamenti sul voto disgiunto voluto anche dalla sinistra saranno un banco di prova, perché se passeranno, l’accordo tra i quattro salta.