ll Movimento 5 Stelle offre alla Lega ‘ministeri importanti’ per l’alleanza di governo. E il pensiero è al ministero dell’Interno, il posto sognato da Matteo Salvini, la poltrona da cui potrebbe attuare le sue promesse politiche contro gli immigrati. Ma non solo quello. Anche il ministero dell’economia, ad esempio. Al comizio finale di piazza Duomo, Salvini promise che avrebbe portato al governo l’economista Alberto Bagnai, anti Europa, anti Euro, uno gradito anche a molti grillini, meno al Quirinale che vuole che non vengano messe in discussione Europa e tenuta dei conti.
Quello che ambienti del M5S ribadiscono è Di Maio deve essere presidente del consiglio. Del resto, Salvini ieri affermava che per lui non è fondamentale esserlo. Lo scenario potrebbe anche avere un altro sviluppo, ossia un presidente del consiglio terzo, un tecnico, una figura autorevole che possa mettere tutti d’accordo. Qualche esempio? Carlo Cottarelli, l’ex mister spending review. E a Milano, silente, c’è sempre Roberto Maroni. Il quale avrebbe il vantaggio di essere accettabile da tutti: dai 5 Stelle, dal presidente della Repubblica, visto che è stato uomo delle Istituzioni, avendo guidato il Viminale per tanti anni. E da Silvio Berlusconi con cui esiste un feeling speciale.
Berlusconi: ieri lanciando Salvini premier ha dimostrato di voler mantenere unita la coalizione di centrodestra e di voler partecipare al governo con Forza Italia. Per i 5 Stelle rimane un problema e per questo ribadiscono il nome di Di Maio e tessono la tela di programma e ministeri solo con la Lega.
A proposito di programmi: si apre e si smussa da entrambe le parti. Salvini dice si al tra virgolette reddito di cittadinanza, “se si stratta di misure per la disoccupazione” e Di Maio apre alla abolizione della Legge Fornero se si tratta di “graduale superamento” afferma.
Cambia la sostanza. Rimangono i titoli. Il governo Lega 5 Stelle si costruisce così