Nel 2015 il pil italiano è salito meno rispetto alle attese e alle previsioni arrivate dal governo nei mesi scorsi. La stima diffusa dall’Istat parla di un aumento dello 0,6-0,7% rispetto al 2014, con un rallentamento dell’economia negli ultimi tre mesi dell’anno scorso. La crescita del prodotto interno lordo nell’intero 2015 è inferiore alla media dei paesi della zona euro (+1,5%) e di quelli dell’intera Ue (+1,8%).
L’economista dell’Università di Torino Mario Deaglio spiega i dati che riguardano l’Italia: “L’Istat dice che la stima è +0,6% se corretta per effetti di calendario, cioè se si calcola ciascun trimestre con gli stessi giorni lavorativi degli altri e si tolgono le festività. Se invece non si tiene conto di questa correzione – ed è questa la misura adottata in sede internazionale – abbiamo lo 0,7%. In ogni caso si tratta di una crescita moderata. Le attese migliori sono state smentite. L’economia italiana ha salito uno scalino, ma ora deve salirne altri. Se invece ristagna su crescite dello 0,6-0,7%, le promesse del governo non si realizzano”.
Il fatto che il pil vada peggio del previsto può incidere sulle trattative in corso con la commissione europea. Renzi aspetta una risposta alla richiesta di flessibilità sui conti: “I dati di oggi – dice Deaglio – rendono il negoziato più difficile. La domanda di flessibilità si basa sull’idea che, sforando di poco i vincoli di Bruxelles, un’economia che si appresta a correre vada più veloce. Se il prodotto interno lordo non aumenta quanto si pensava l’accelerazione è leggermente più in dubbio”.
Ascolta l’intervista a Mario Deaglio