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Le serie nell’America di Trump

Com’è cambiata, se è cambiata, la tv nell’America di Donald Trump? Quando, tra gennaio e febbraio scorsi, la programmazione è ripresa dopo la consueta pausa natalizia, e in concomitanza con l’insediamento del nuovo presidente, molte vecchie e nuove serie si sono cimentate con un commento immediato dell’attualità.

È il caso, per esempio, di The Good Fight, il sequel di The Good Wife disponibile da domani sulla piattaforma TIMVISION, in cui le avvocate protagoniste ricominciano la propria carriera in un nuovo studio legale a maggioranza d’impiegati neri, costretto a fare i conti con il clima ostile.

La comedy Black-ish, invece, ha optato per uno sfogo toccante rivolto dal protagonista ai liberal in stato di shock: “Vi sentite male? Vi sentite osteggiati dal resto dell’America? Benvenuti nel club, è così che ci sentiamo noi neri ogni giorno, da sempre”.

Alla cerimonia degli Emmy hanno trionfato prodotti che mettevano al centro le questioni femminili e razziali. Ma ora, passati un po’ di mesi e sbollite le reazioni a caldo, la nuova stagione tv americana, cominciata a settembre, si è ritrovata con una tendenza opposta: le grosse reti generaliste hanno lanciato diverse produzioni incentrate su squadre d’elite militari, connotate da un patriottismo conservatore – a partire dal titolo, come nei casi di The Brave e Valor – e contraddistinte da eroi muscolari che si scrollano dalle spalle conflitti etici e morali in nome della sicurezza e della difesa della nazione.

Serie – al di là dell’altalenante qualità – rivolte a un’audience più ampia rispetto alle nicchie dei canali via cavo o dello streaming, pensate proprio per un pubblico reazionario che i vertici dei network (proprio come i sondaggisti durante la campagna elettorale) nemmeno sospettavano esistesse, e che adesso tentano di conquistare.

I primi dati d’ascolto, però, raccontano un’altra storia ancora: trionfano il revival della comedy Will & Grace (con la reunion del cast dopo 11 anni), la sitcom Young Sheldon sul protagonista di The Big Bang Theory in versione tenero bimbo prodigio, e The Good Doctor, su un medico affetto da autismo che salva vite nonostante lo scetticismo generale. Senza contare il successo inaffondabile di This Is Us, saga familiare capace di strappare lacrime a un pubblico trasversale, giunta alla seconda stagione. Come a dire che il grande pubblico, almeno quando guarda le serie tv, di politica è stufo.

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
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