
A stretto giro sono arrivate le contromisure cinesi emanate dal Ministero del Commercio contro le nuove tariffe di Trump. Ovviamente questo significa che erano già pronte. Sono state anticipate da un “libro bianco” che analizza la storia e la situazione del commercio bilaterale, ribadendo i principi che ispirano Pechino: libertà dei commerci e soprattutto un rapporto alla pari, senza ricatti nelle trattative. Insomma, la porta resta aperta ma non alle condizioni di Trump.
Le contromisure cinesi: un altro 50% di dazi su tutte le merci importate dagli Stati Uniti, il che porta la tariffa complessiva all’84%. Sei imprese statunitensi saranno inserite invece nella lista di quelle ritenute inaffidabili dal governo cinese per azioni che violano le regole del mercato o gli obblighi contrattuali. Saranno sottoposte a restrizioni al commercio, agli investimenti e ad altre attività commerciali in Cina.
Sono tutte compagnie a cavallo tra settore militare e tecnologico. Altre 12 imprese tecnologico-militari, ma anche farmaceutiche in questo caso, saranno sottoposte a controllo delle esportazioni, nel senso che le imprese cinesi non potranno più rifornirle di applicazioni a duplice uso sia civile sia militare.
Al tempo stesso Pechino si appellerà alle organizzazioni internazionali (come il Wto) per perseguire legalmente Washington. Così a occhio c’è margine per ulteriori misure punitive nel caso Trump volesse rilanciare con ulteriori tariffe.