I due interventi dei ministri Nordio e Piantedosi sono stati pieni di contraddizioni, tanto da arrivare in alcuni punti a smentire l’uno la versione dell’altro. La linea difensiva di Nordio è stata questa: le comunicazioni della Corte Penale Internazionale erano confuse e sono arrivate tardi, il mandato di cattura era nullo perché conteneva un errore sul periodo in cui Almasri ha commesso i reati a lui imputati (versione mai fornita prima da fonti del governo), la magistratura italiana ha scarcerato Almasri mentre io stavo ancora studiando le carte. Sulle comunicazioni, il Guardasigilli è stato di fatto smentito da Piantedosi, il quale ha ricostruito tutti i passaggi che hanno portato all’arresto del generale libico. Alle due e mezza di sabato 19 gennaio, era già chiaro quale fosse l’indicazione arrivata attraverso l’Interpol, tanto che la Digos di Torino ha poi proceduto al fermo. Per spiegare il suo mancato intervento per convalidare l’arresto, Nordio ha tirato in ballo le inesattezze contenute nel mandato di cattura della Corte Penale Internazionale. Le ha presentate come la prova certa della bontà del suo comportamento. In realtà, secondo la legge che regola la nostra adesione alla Corte Penale Internazionale, il ministro della Giustizia di un Paese aderente deve solo dare corso alle richieste della Corte, non è nella posizione di sindacarle: non è un giudice terzo che stabilisce se un provvedimento sia valido o no. È qui che Nordio abbonda nelle contraddizioni. Prima dice – testuale – che il ministro è un organo politico e che quindi deve valutare le richieste della corte in funzione di un eventuale contatto con altri ministri o altri organi dello Stato, poi, poco più avanti nella sua ricostruzione, Nordio da politico si trasforma in giudice e dice ai deputati che le carte non andavano bene. Questi due passaggi, messi uno accanto all’altro, sono fondamentali perché è come se Nordio dicesse apertamente che prima ha valutato con il governo il da farsi (quindi con Giorgia Meloni) e poi, avendo deciso di liberarsi della patata bollente, abbia cercato un modo per giustificare la scelta – il contenuto del mandato di cattura. L’altra incongruenza è sui motivi della repentina espulsione di Almasri. Perché una volta fuori dal carcere, sul territorio italiano, era pericoloso. E allora “perché il Guardasigilli non è intervenuto per confermare l’arresto?”, chiedono le opposizioni.
Foto | Ansa (i ministri Nordio e Piantedosi)