Il leghista Giancarlo Giorgetti è stato definito l’eminenza grigia del Carroccio perché per 20 anni si è dedicato al lavoro di relazioni, stando praticamente sempre zitto. Giorgetti corrisponde alla Lega come Letta corrispondeva a Berlusconi. Improvvisamente, da alcuni giorni, compaiono sue interviste sui giornali.
Lega e Movimento 5 Stelle affrontano il vero banco di prova dell’alleanza, la legge di Bilancio. Il momento delle scelte sulle questioni davvero rilevanti, quelle dell’economia. Potrebbe iniziare la crisi del rapporto politico che fino a oggi non ha avuto momenti di tensione. Oppure, quella che è stata definita una alleanza inedita potrebbe consolidarsi.
I presupposti ideologici ci sarebbero anche, secondo l’ex consigliere strategico di Donald Trump, Steve Bannon, che oggi si dedica alla creazione di una nuova destra radicale in tutta Europa sul modello della Alt-Right statunitense che ha contribuito a portare Trump alla Casa Bianca.
Giorgetti indica un pericolo immediato, sempre quello: un possibile attacco speculativo della finanza internazionale.
Parole alla Erdogan.
Per questo invita da giorni alla moderazione, alla stesura di una finanziaria dove i partiti di governo si accontentino di rimandare al futuro senza chiedere tutto e subito.
Il turno di elezioni regionali, in autunno, sarà l’altro banco di prova per capire cosa sarà del futuro politico italiano. In Trentino Alto Agige, Basilicata e soprattutto in Abruzzo. La Lega ha annunciato che correrà da sola, spiazzando Forza Italia. E Giorgetti ha gelidamente commentato: “Al momento il centrodestra è una categoria dello spirito”. Se le regionali autunnali andassero molto bene per la Lega, il centrodestra da categoria dello spirito si trasformerebbe in un ricordo, almeno per come lo abbiamo conosciuto.
Il calcolo strategico di Salvini è quello di portare a sé i voti di Forza Italia. È lo stesso calcolo che ha fatto e continua a fare Renzi, il quale non rinuncia all’idea di trasformare definitivamente il Pd in qualcosa di diverso, oppure, se non dovesse riuscirci, a mettersi in proprio guardando al voto moderato e liberale che non ha più, in questo momento, un punto di riferimento politico.
Ma le cose, in occidente, stanno girando in un’altra maniera e l’aggressività in stile Alt-Right di Salvini sta diventando egemone rispetto agli schemi moderati di una stagione politica che si è appena conclusa ma che appare già lontanissima.
Salvini oggi ritiene di avere, nei suoi calcoli, una duplice opzione davanti a sé. La prima consiste nel rafforzare l’alleanza col Movimento 5 Stelle. La seconda, nei sogni del leader leghista, consiste nel guadagnare una supremazia tale da proiettarlo alla guida del Paese per i prossimi anni da solo o al massimo con l’appoggio di pochi vassalli. Mettendo in un angolo anche gli attuali alleati di governo pentastellati.