
L’obiettivo di Trump, con l’aiuto del suo vice J.D Vance, era quello di umiliare Zelensky in mondovisione. Gli hanno teso un vero e proprio agguato per fargli pagare, tra gli altri, il suo sostegno ai democratici alle ultime elezioni.
Sulla carta non c’era partita. L’uomo più potente del mondo aveva di fronte il leader di un paese distrutto e stremato da tre anni di aggressione militare russa. Zelensky è il primo a sapere che il sostegno degli Stati Uniti è cruciale. Infatti era venuto a Washington per firmare un accordo sui minerali alle condizioni di Trump in cambio della sicurezza per il suo paese.
Ma Trump ha alzato ulteriormente il livello del ricatto, intimando al leader ucraino di firmare un compromesso con la Russia, in sostanza accettando la perdita del Donbass e della Crimea, quasi fosse Putin a sussurargliele.
Al rifiuto categorico di Zelensky di piegarsi a questo diktat è iniziata a piovere su di lui una raffica di offese. “Lei é poco intelligente”, “Lei é irrispettoso, lei é un ingrato”, “Ci sta portando alla terza guerra mondiale”. Trump è arrivato alle minacce: “Dovete essere riconoscenti, siete venuti qui senza avere le carte in regola con noi. Non potete venire a Washington e dire: ‘Voglio questo, voglio quello’. Firma l’accordo o noi siamo fuori, e se siamo fuori ve la dovrete vedere da soli”. Zelensky si è limitato a rispondere: “Non è che se alzi la voce ti ascolto di più… E non sono venuto qua per giocare a carte”.
Fonti della Casa Bianca riferiscono che Zelensky è stato poi pregato dal Segretario di Stato Marco Rubio di lasciare l’edificio.
Di questo giornata rimarranno impresse il pianto disperata dell’Ambasciatrice ucraina a Washington Oksana Markarova e la dignità del suo Presidente. Quanto al delirio di onnipotenza di Trump e alla sua arroganza colonialista, beh oggi hanno preso un duro colpo.