Il nuovo capitolo dello scontro diplomatico tra Turchia e Russia non ha il volto di un uomo di governo, nemmeno quello di un generale d’esercito. Protagonista dell’escalation oggi è Dimitri Tarasov, centrocampista della Lokomotiv Mosca.
Ieri, nel corso della sfida valida per i 16esimi di finale di Europa League tra la sua squadra e il Fenerbache allo stadio Saraçoglu di Istanbul, Tarasov si è levato la maglia e ha mostrato l’indumento che nascondeva sotto: una canottiera bianca con il ritratto di Vladimir Putin e un messaggio a sostegno del leader del Cremlino. “Il presidente più gentile”, c’era scritto in cirillico.
Una mossa che gli varrà senz’altro la simpatia dei vertici di Stato russi e l’eterno odio dei rivali turchi, una mossa che potrebbe costargli caro, visto che è quasi scontata nei suoi confronti l’inchiesta dell’Uefa, che non ammette messaggi politici durante le partite.
Non che ci fosse bisogno di provocazioni dal campo per accendere la tensione: denuncia la tv Rossija 24 che prima del match i tifosi del club moscovita sarebbero stati attaccati da ultras avversari a colpi di pietre contro gli autobus carichi di supporter. Non ci sarebbero stati feriti, ma tre turchi arrestati per le violenze. Per la cronaca il match è terminato 2-0 per il Fenerbache.
Gli scambi di accuse sui recenti bombardamenti di ospedali in Siria e sul ruolo dell’aviazione russa nel sostegno ad Assad sono l’ultima occasione di attriti tra Ankara e Mosca. A novembre, dopo l’abbattimento del caccia Sukhoi 24 al confine con la Siria da parte dell’esercito turco, la Russia aveva imposto la chiusura delle frontiere ai calciatori della mezzaluna nel mercato di gennaio. Inoltre, in segno di rappresaglia, il ministro dello Sport Mutko aveva deciso di vietare ai club della lega russa i ritiri termali ad Antalya e nel Sud della Turchia, ormai una tradizione di diverse società per sfuggire all’interminabile inverno post-sovietico.