E’ stato creato addirittura l’hastag “famostocongresso”. E a crearlo non la minoranza, ma i renziani di più stretta osservanza.
La linea sembra essere cambiata e lunedì alla direzione se ne dovrebbe avere la conferma: Renzi potrebbe dimettersi da segretario e chiedere già il congresso, da tenersi ad aprile, comunque prima delle amministrative. Il cambio di linea ha colto di sorpresa la minoranza, ma più in generale anche l’area di Franceschini e dei “giovani turchi”, che dovrebbero, nel caso i tempi stringessero, trovare candidature alternative a Renzi, e al momento si sa che ciò appare molto complicato, per la varietà di posizioni, al momento in campo ci sono le candidature di Emiliano e Rossi.
Forse è proprio questo ciò che vuole Renzi, per questo motivo nella minoranza sorge il sospetto che in realtà Renzi non abbia ancora abbandonato la speranza di andare a votare a giugno. E lo farebbe nuovamente da leader del Pd, con un congresso appena vinto e la minoranza domata.
Se il congresso si svolgesse presto, avrebbe anche meno forza la spinta alla scissione da parte dei bersaniani e di D’Alema, più impegnati a quel punto a combattere la battaglia congressuale, che a costruire un nuovo partito con una parte della sinistra italiana, un nuovo soggetto politico che toglierebbe consensi a sinistra del Pd. E a cascata, di tutto questo si dovrà discutere al congresso di Sinistra Italiana previsto a Rimini la prossima settimana.
In vista della direzione, Roberto Speranza ha riunito i suoi, è stato fatto il punto sulla legge elettorale e sul voto anticipato, si chiede una legge con un premio di coalizione e il voto nel 2018. Del resto è ciò che hanno chiesto 40 senatori del Pd con un documento firmato da parlamentari di diversa aree, non solo bersaniani, ma anche legati ad Orlando o Franceschini, un numero abbastanza ampio, da non garantire la maggioranza al Senato per Renzi, nel caso imponesse un voto di sfiducia al governo Gentiloni.