Approfondimenti

Strategia della tensione ‘ndranghetista

“’Noi ci siamo, state attenti’. È questo il messaggio che la ‘ndrangheta nell’ultimo anno ci sta mandando con una serie di attentati e intimidazioni”. A parlare è il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, già protagonista a Napoli della lotta contro il clan dei Casalesi. È uno dei magistrati più temuti dalle mafie. Vive da oltre vent’anni sotto scorta. Lo raggiungiamo al telefono mentre è di ritorno a Reggio.

È lui a spiegarci questa nuova strategia della tensione della ‘ndrangheta in Calabria: “La ‘ndrangheta agiva da tempo in grande silenzio. Ma da un anno a questa parte ha ripreso a usare la violenza, a fare attentati. I clan sono in fibrillazione perché si sono accorti che le azioni della magistratura, degli investigatori, li stanno mettendo sempre più in difficoltà” (una delle ultime operazioni definita “Saggio compagno”, a fine 2015, ha portato a 37 arresti, ndr).

“La ‘ndrangheta – continua il procuratore – sta perdendo terreno, pensi che solo nell’ultimo anno abbiamo avuto 13 collaboratori di giustizia. Non era mai avvenuto. Anche i cittadini, gli imprenditori collaborano di più con noi, anche se siamo ancora ben lontani da quello che sarebbe necessario. Per tutto questo la ‘ndrangheta si è innervosità, è in difficoltà, da qui il cambio di strategia”.

Federico Cafiero de Raho
Federico Cafiero de Raho

 

I clan sono tornati a parlare nel loro linguaggio criminale più antico: incendi, proiettili, bombe. Sono aumentate intimidazioni e violenze. Nel mirino sono finiti imprenditori, commercianti, sindaci, giornalisti, sindacalisti. L’ultimo episodio è di pochi giorni fa. Sono stati bruciati 14 autobus delle autolinee Fortunato di Locri (nella foto in apertura) che trasportano pendolari e studenti. Non è la prima volta che la società subisce intimidazioni.

A dicembre 2015 erano stati sparati colpi di arma da fuoco contro il sindaco di Gioiosa Jonica, Salvatore Fuda, 36 anni, che vinse le elezioni con la lista civica “Gioiosa Bene Comune”. Le due auto erano parcheggiate sotto il condominio del sindaco.

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Una delle auto del sindaco colpite dai proiettili

 

Sempre a dicembre il proprietario di un discount in provincia di Cosenza è stato pesantemente picchiato perché si era rifiutato di pagare il “contributo di Natale” imposto dalla ‘ndrangheta. A Lamezia analoga richiesta, accompagnata da proiettili lasciati davanti a alcuni negozi. Ancora nel Cosentino, ad Amantea, bruciati due ristoranti. Intimidazioni a supermercati a Catanzaro, con taniche di benzina lasciate davanti agli ingressi.

Intimidazioni anche a sindacalisti. Nel solo mese di dicembre è stata danneggiata l’auto di Fabio Guerriero della Uil, è stata cosparsa di benzina la vettura della segretaria della Filt Cgil (trasporti) di Catanzaro, Michela Avenoso. Incendiata e distrutta l’auto di Giuseppe De Lorenzo, responsabile della Camera del Lavoro di Corigliano.

Colpiti i giornalisti. Questi due casi negli ultimi mesi: bruciata la vettura del giornalista di Lamezia, Pasqualino Rettura. Decisa la vigilanza per Alessia Candito del Corriere della Calabria. Nel 2014 ci fu poi il caso di Michele Albanese, del Quotidiano del Sud, finito nel mirino della criminalità organizzata per lo scoop sull’inchino della statua della Madonna delle Grazie davanti alla casa del boss Giuseppe Mazzagatti a Oppido Mamertina. Da allora Albanese è sotto scorta.

La processione di Oppido Mamertina

 

La strategia della tensione della ‘ndrangheta è mirata in particolare nella Locride. Oltre agli spari contro l’auto del sindaco di Gioiosa, a Capodanno un incendio doloso ha distrutto i mezzi per la raccolta dei rifiuti. A gennaio c’è stato il rogo dell’isola ecologica di Gerace. Poi è stato colpito il comune di Martone, dove è stato incenerito l’unico scuolabus del paese.

Contro questa strategia criminale si stanno battendo diversi sindaci, tra cui quello di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, 33 anni , figlio di Italo, morto nel 2001, tra i sindaci piu amati. Fu lui a dare il via alla “Primavera reggina”.

Sindaco, perché questa strategia della tensione della ‘ndrangheta?

“È una strategia della tensione volta a destabilizzare le istituzioni, a seminare paura e insicurezza tra i cittadini, e mi riferisco in particolare al recente episodio criminale: l’incendio degli autobus a Locri. Un episodio che segue a uno stillicidio di violenze e intimidazioni in Calabria. Vogliono fermare il cambiamento”.

Che cosa occorre fare secondo lei?

“Non basta più la solidarietà tra sindaci, delle istituzioni, occorrono atti concreti della politica che vadano di pari passo con l’azione efficace che stanno facendo i magistrati”.

Concretamente cosa vuol dire?

“Dobbiamo creare lavoro in una terra ad altissima disoccupazione, e poi favorire la legalità. Come Comune vareremo misure premiali sulle tasse e sull’accesso agli appalti pubblici per quelle imprese ‘pulite’ e per quelle che denunciano i criminali, i ricattatori”.

Ammetterà però che esporsi e denunciare i criminali è pericoloso, spaventa molti, che davanti all’azioni della ‘ndrangheta scelgono di tacere.

“Sì, è vero, perché non solo hanno paura di subire attentati, ma anche di fare una lotta contro i mulini a vento. Compito nostro, delle istituzioni, è far capire che non sono soli in questa battaglia. Noi dimostreremo con i fatti che stare dalla parte della legalità conviene e la cittadinanza ha dei vantaggi”.

Faccia un esempio.

“Oltre a quello che già le dicevo, riappropriarsi degli spazi che ci sono stati tolti, utilizzando in maniera sempre più efficace i beni confiscati alle mafie. Recentemente sono stati assegnati ai Comuni calabresi 200 beni (aziende, terreni, case) confiscati, di cui 84 nel solo comune di Reggio. Parte dei beni che andranno in mano alle associazioni che presenteranno i progetti per valorizzarli. Gli appartamenti confiscati serviranno invece ad affrontare l’emergenza abitativa. E poi i terreni che sono stati tolti ai mafiosi serviranno a sviluppare l’imprenditoria giovanile”.

Prossimi passi?

“Intanto c’è una novità: il fatto che la Regione Calabria abbia deciso di istituire una Commissione antimafia è importante perché ci fa sentire meno soli. Poi abbiamo portato le nostre istanze al Senato, mentre qui a Reggio terremo alta la guardia, a partire da un Consiglio comunale aperto per parlare di legalità, di lotta alla ‘ndrangheta. Non ci fermeremo, non ci fermeranno”.

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Giuseppe Falcomatà
  • Autore articolo
    Piero Bosio
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