Kerry Wright è una donna scozzese. Vive ad Aberdeen è mamma di tre adolescenti e nel 2017, dopo che aveva perso il lavoro, intervistata dal Guardian, diceva: “Se si tratta di scegliere tra elettricità, snack per i bambini o assorbenti igienici… Anche quelle 2 sterline alla fine del mese sono importanti”.
Questa frase potrebbe essere la definizione della Period Poverty, la povertà mestruale. In altre parole, l’impossibilità economica di provvedere all’acquisto di prodotti per l’igiene nei giorni delle mestruazioni, con ripercussioni di tipo sociale, igienico e sanitario.
Da oggi, la Scozia, non avrà più questo problema, perché gli assorbenti saranno gratuiti per tutte le donne in età fertile. È il primo paese al mondo a farlo, ma altri vanno in quella direzione.
La Nuova Zelanda li dà a tutte le studentesse, mentre nel Regno Unito, in Canada e in Irlanda non sono tassati. In Italia, non solo gli assorbenti vengono tassati, ma l’IVA che si applica è tra le più alte d’Europa. Solo quest’anno è scesa dal 22% (quella dei beni di lusso) al 10%. Ma per molte donne rimane un prezzo inaccessibile. In media un pacchetto da 14 assorbenti costa tra i 4 e i 5 euro, e spesso non ne basta uno al mese.
Affrontare la Period Poverty non è solo una questione di giustizia di genere, ma anche di giustizia sociale. Nessuna donna o ragazza al mondo deve essere costretta a non andare a scuola o al lavoro per la vergogna perché non possono permettersi gli assorbenti.
La povertà mestruale riguarda tutta la società, non solo le donne. È il momento che la politica smetta di essere così irrimediabilmente sessista, e se ne renda conto.