L’accordo europeo per il Recovery Fund manda in crisi i cosiddetti sovranisti, la destra radicale che imperversa in Europa – e in alcuni casi governa i Paesi dell’Unione.
Salvini, da Roma, ha attaccato affermando che si tratterebbe di una “fregatura grossa come una casa” per l’Italia. Salvini non accetta l’idea che parte del denaro che arriverà sia in prestito e non a fondo perduto e andrà quindi restituito.
Wilders, il suo collega sovranista olandese, da Amsterdam si è arrabbiato affermando l’esatto contrario: “Abbiamo regalato soldi a quegli evasori fiscali degli italiani”. Entrambi hanno l’obiettivo di attaccare il governo del proprio Paese e di fomentare i motivi di divisione tra le opinioni pubbliche europee.
Altre scene interessanti si erano viste 24 ore prima, quando l’ultra nazionalista leader ungherese Orban se la prendeva coi cosiddetti Paesi frugali.
Le forze politiche sovraniste hanno una unica strategia comune: indebolire, quando non distruggere, le istituzioni europee. L’Unione, in questa partita sui finanziamenti per la crisi del COVID, si è giocata molto più di un semplice piano di aiuti. Si è giocata un pezzo del proprio futuro. Se le trattative fossero fallite, i sovranisti avrebbero avuto la strada spianata nei loro Paesi. In nome dei vecchi nazionalismi novecenteschi.
Questa volta invece l’Unione Europea ne esce rafforzata e i sovranisti, uniti quando si tratta di farsi foto insieme e urlare contro nemici comuni, si ritrovano distanti tra loro, isolati nei propri Paesi.