Forse non è corretto parlare di questione morale, nel partito che nell’albero genealogico ha anche colui che il termine coniò, Enrico Berlinguer. Sicuramente si deve parlare di questione politica. Gli arrestati e gli indagati del Partito Democratico cominciano a essere tanti.
Il Pd amministra la gran parte degli Enti Locali italiani ma questa non è una novità e, rispetto ai meccanismi del passato, si pone oggi un tema di selezione della classe dirigente. Dalle regole delle primarie -aperte a tutti, basta registrarsi- al tesseramento, al rapporto tra centro e dirigenti locali.
Il presidente del Pd della Campania, Stefano Graziano, dimessosi dalla carica per essere stato indagato in una inchiesta dove si sospetta un legame con il clan camorristico dei Casalesi nella provincia di Caserta, una delle aree a più alto tasso di criminalità organizzata in Italia, in passato era stato consigliere di Palazzo Chigi, durante il Governo Letta, e soprattutto era stato responsabile nazionale del tesseramento.
Il sindaco di Lodi arrestato per una storia di tangenti, Simone Uggetti, è il successore di Lorenzo Guerini. Il numero due di Renzi era stato sindaco della città lombarda nella precedente legislatura e aveva sostenuto l’elezione di Uggetti al suo posto.
Graziano è un figlio della Margherita, Uggetti arriva dal Pds ed è stato bersaniano. Salvaguardata la presunzione di innocenza, Il problema è politico e va oltre la segreteria di Renzi. La filosofia del renzismo accentua dinamiche che pongono interrogativi di primaria importanza. Uno in particolare: come si possa governare un partito che è diventato sempre più “leggero” nelle sue strutture, e sempre più “pesante” in quanto a potere politico, centrale e locale.
Le periferie poi sono un problema perché il Nazareno fatica a controllarle. I leader locali sono sempre più importanti e influenti. Il problema non ha confini geografici: si va dall’inchiesta Mafia Capitale, con la condanna già emessa in primo grado per Daniele Ozzimo, ai quattro arresti in Calabria per i presunti rapporti di dirigenti locali con la ‘ndrangheta, allo scioglimento per mafia del comune di Brescello, in Emilia. Il paese di Peppone e Don Camillo. Da sempre, il cuore, il simbolo dell’immaginario dell’ex Partito Comunista e delle sue successive trasformazioni.