Politica sociale, taglio del cuneo fiscale, bonus energia, interventi per i salari bassi e poi ancora il taglio delle tasse contenuto nella delega fiscale: sono alcune delle promesse fatta da Giorgia Meloni in vista della nuova manovra economica che sarà messa a punto nelle prossime settimane. Ma con quali soldi? Servono diverse decine di miliardi di euro da trovare in un bilancio stretto dai vincoli europei e dall’aumento del debito determinato dai tassi più alti.
La manovra economica in vista dell’autunno con la NaDef, la nota di aggiornamento al Def, che deve essere approvata entro il 27 settembre, sarà la prima vera prova ad alto rischio per il governo Meloni. Allo stato attuale i conti non tornano. Le risorse necessarie per non sforare il deficit sono stimate in almeno 50 miliardi di euro, ma secondo alcune stime il fabbisogno del 2024 potrebbe arrivare a 63 miliardi.
La lista della spesa è abbastanza chiara: la riforma fiscale, per ora priva di copertura, necessiterà di almeno 10 miliardi; 4 o 5 miliardi per l’Irpef, 3 per il cuneo fiscale e altrettanti per la flat tax. Poi c’è il nodo pensioni da 2 miliardi, altri 2 miliardi per la società Stretto di Messina, 7-8 miliardi di maggiore spesa per interessi e minimo 4 miliardi per la sanità. In realtà, secondo le stime sindacali, ne occorrerebbero almeno 7, a cui bisogna aggiungere gli oneri connessi all’aumento della spesa per il rinnovo dei contratti degli statali. Il fabbisogno, al netto del cattivo andamento economico, vale almeno 30 miliardi. Poi ci sono le minori entrate e il calo della crescita del PIL, che in automatico peggiorerà il rapporto con il deficit.
Dal fronte delle entrate, però, il governo può puntare su un paio di miliardi dalla tassa sugli extra profitti delle banche e 1,5 miliardi di tagli alla spesa. La partita per ora è nelle mani del vice ministro delle Finanze Maurizio Leo, che non a caso viene considerato il vero titolare del MEF. La revisione profonda delle agevolazioni e detrazioni fiscali vale infatti decine di miliardi, ma rischia di scontentare molti, moltissimi, anche elettori della destra.