Molti commentatori, in queste settimane, hanno parlato del “paradosso polacco”. E cioè un Paese che in questi anni ha potuto godere, a differenza di molte aree dell’Europa occidentale e orientale, di una sostanziale stabilità economica e sociale.
Eppure, nonostante i dati positivi degli indicatori sociali, le elezioni polacche sono segnate da un generale senso di paura e disaffezione. Il Paese è ormai la sesta economia del Continente. Una politica fortemente liberista ha attratto capitali e la Polonia, che ha mantenuto la sua moneta, lo zloty, ha evitato la crisi che ha travolto altre economie del Vecchio Continente.
La buona performance dell’economia polacca è però stata, durante queste elezioni, in buona parte offuscata dal tema dell’immigrazione, delle paure per presunti flussi migratori che la Polonia non potrebbe sopportare (le cifre ufficiali spiegano comunque che la Polonia è uno dei Paesi che ha accolto in questi mesi meno migranti). Proprio per questo predominio di una forte retorica xenofobica, le elezioni polacche sono osservate con grande attenzione, e senso di trepidazione, a Bruxelles.
Ecco un riepilogo dei temi, e delle sfide più importanti, di queste elezioni.
Il voto e i numeri. La Polonia vota per rinnovare la sua Camera Bassa, il Sejm, e il Senato. Sono 460 i deputati della Camera e 100 i senatori; questi ultimi vengono eletti sulla base dei voti ottenuti in ognuno dei cento distretti, Per La Camera, vale invece un metodo proporzionale. I partiti devono superare una soglia di sbarramento del 5 per cento, che diventa dell’otto nel caso di coalizioni. I seggi verranno aperti alle 7 del mattino, e chiusi alle 21. Subito dopo la chiusura delle urne, ci saranno degli exit polls. Ma per ottenere i risultati definitivi bisognerà attendere la serata di lunedì. Sono trenta milioni gli aventi diritto al voto; alle ultime elezioni politiche, nel 2011, ha votato il 48,9 per cento (ben più bassa, il 23 per cento, la percentuale di chi si è presentato ai seggi alle elezioni per il Parlamento Europeo).
I partiti. A contendersi la vittoria ci sono tre donne.
Anzitutto Ewa Kopacz, attuale primo ministro e leader di Piattaforma Civica (Platforma Obywatelska), una formazione liberal-conservatrice. La Kopacz, ex-pediatra, ha ereditato la carica da Donald Tusk, politico ben più carismatico volato a Bruxelles per diventare presidente del Consiglio Europeo. Nonostante i buoni risultati dell’economia, Piattaforma Civica, al governo da otto anni, è data in calo nei sondaggi – sotto il 25 per cento – e il destino politico dei Ewa Kopacz appare tutt’altro che certo.
Ewa Kopacz
A contenderle la guida del Paese, con buone probabilità di successo, è Beata Szydlo, leader del partito di destra ultraconservatrice e nazionalista Legge e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwosc, PiS). La Szydlo, 52 anni, è considerata una creatura politica dell’ex-premier Jaroslaw Kaczynski. Dopo la vittoria di Andrzej Duda nella campagna presidenziale di cinque mesi fa, il PiS appare il grande favorito di queste elezioni. Molti sondaggi attribuiscono agli ultraconservatori polacchi, di cui la Szydlo è un volto più moderato e “presentabile”, fino al 36/37 per cento dei consensi. Una politica dura sull’immigrazione, sino al respingimento dei migranti, e misure di populismo economico sono tra i punti riaffermati con forza dal PiS durante la campagna elettorale. Come altri partiti della destra est-europea, il PiS ha una piattaforma incentrata sui valori cristiani e molto conservatrice in tema morale.
Beata Szydlo
Infine, a rappresentare Sinistra Unita, una coalizione creata negli ultimi mesi che spera di superare lo sbarramento dell’8 per cento e che comprende ex-comunisti, Verdi, Sinistra democratica, c’è Barbara Nowacka, 40 anni, figlia di Izabela Jaruga Nowacka, ex- vice primo ministro morta nell’incidente aereo del 2010 in cui morì anche il presidente Lech Kaczynski (fratello di Jaroslav). La Nowacka è il volto nuovo di questa campagna e di queste elezioni. Nel caso la sua coalizione dovesse superare l8 per cento, Sinistra Unita diventerà il terzo partito polacco.
Barbara Nowacka
L’esito. I risultati di queste elezioni dipenderanno dell’affluenza al voto. Tutti i sondaggi danno come molto probabile la vittoria di PiS, che deve però conquistare almeno 231 seggi per avere la maggioranza. Nel caso questa non arrivi, la destra polacca dovrà allearsi con i partiti minori, soprattutto Kukiz’ 15 – un movimento anti-establishment guidato dal cantante Pawel Kukiz – o KORWIN, la Coalizione per il rinnovamento della repubblica, di fede conservatrice ed euroscettica.
Nel caso di fallimento della destra di Pis nel formare un nuovo governo, la palla dovrebbe passare all’opposizione, che dovrà costuire una sorta di governo “di unità nazionale” per tenere i conservatori radicali lontano dal governo.
Così il nostro collaboratore Mauro Caterina descrive l’arcipelago della destra polacca.