Non sarà una passeggiata per l’amministrazione Trump la nuova stagione dei dazi che inizia con Messico, Canada e in seconda istanza la Cina. L’applicazione di una tariffa del 25% sulle merci importate dai paesi con cui gli Stati Uniti hanno costruito uno dei primi accordi emblema della globalizzazione, il Nafta, Nord America Free Trade Agreement entrato in vigore il 1° Gennaio 1994 e sostituito con l’Usmca a partire dal 2020, rischia infatti di avere pesanti effetti sui prezzi di molti beni di largo consumo al punto che la Casa Bianca è già ricorso ad una modulazione differenziata dei dazi.
La tariffa sul petrolio canadese, largamente importato negli USA, dove viene raffinato con un forte impatto anche occupazionale, entrerà in vigore dal 18 febbraio e sarà del 10% contro la media del 25%. Trump nel tentativo di spostare l’attenzione del grande pubblico dagli effetti potenzialmente inflazionisti della nuova ondata di dazi ha spostato l’attenzione sui farmaci, voce di spesa molto importante per le famiglie oltreché per il bilancio federale.
Il primo effetto dell’annuncio è stato un rafforzamento del dollaro e un incremento immediato dei prezzi dei future sul petrolio con il rischio che i prezzi alla pompa della benzina, uno dei veri punti di riferimento della spesa per le famiglie usa, subiscano un’impennata alimentata dalla speculazione ancora più che dalle dinamiche del mercato reale.
di Andrea Di Stefano, direttore di The Washing News