E’ la piu grande fusione nel mondo farmaceutico, ma anche la piu grande operazione di elusione fiscale, per pagare meno tasse nel proprio paese, gli Stati Uniti.
Nasce cosi la fusione tra l’americana Pfizer e l’ irlandese Allergan, un accordo che porterà al primo gruppo del settore farmaceutico, davanti a Johnson & Johnson e Novartis.
Un affare tra i 130 e i 160 miliardi di dollari, con la nascita di una nuova società di 110 mila dipendenti e con 65 miliardi di fatturato.
Pfizer è nota soprattutto per la produzione del Viagra , farmaco per i problemi di erezione maschile, mentre Allergan lo è per il Botox, il botulino per le rughe. Con questa fusione prosegue il grande risiko in Big Pharma, il cartello delle multinazionali del farmaco, in cui concentrazioni e acquisizioni hanno aumentato a dismisura il monopolio delle corporation sui brevetti e il loro potere di condizionamento politico e finanziario.
La questione che fa piu discutere è quella fiscale – finanziaria.
Pfizer ha usato un complesso sistema per pagare meno tasse negli Stati Uniti, un escamotage già usato da molte altre aziende che in gergo tecnico si chiama inversion tax – una società sposta, tramite l’acquisizione o la fusione con una rivale estera, la propria sede fiscale in un altro Paese con aliquote più vantaggiose, e il gioco è fatto.
Ed è questo il sistema usato da Pfizer e Allergan, attraverso quello che è definito reverse merger, fusione alla rovescia: l’azienda più piccola – l’irlandese Allergan – acquista formalmente quella piu grande – l’americana Pfizer – per permettere a quest’ultima di trasferire in Irlanda la tassazione sugli utili che è di quasi il 5% , mentre negli Stati Uniti paga il 25%.
La inversion tax è un sistema complesso, molto discusso ma legale, già usato anche da società come Fiat e Lottomatica, su cui ci sono però molti contenziosi giudiziari e politici.
Non a caso un analogo tentativo di Pfizer per acquisire, l’anno scorso, il gruppo inglese AstraZeneca (e pagare quindi meno tasse in Gran Bretagna) era stato bloccato dopo le forti contestazioni del Congresso americano.
Ed è probabile che anche questa volta parta un duro contenzioso; anche se, almeno secondo gli analisti, sarà difficile per il governo bloccare l’operazione.
Ma la questione resta soprattutto politica e non riguarda solo gli Stati Uniti, dove il Tesoro ha varato recentemente nuove regole e i democratici promettono battaglia : in gioco c’è la necessità di un sistema fiscale internazionale piu efficace e coordinato.
Oggi invece ci sono regole poco trasparenti e disomogenee che continuano a favorire elusione ed evasione, in particolare per i grandi gruppi, ciò cheproduce un danno imponente per le entrate fiscali degli Stati che poi ha ricadute negative sui sistemi di protezione sociale.
Anche in Europa si stenta a definire un sistema trasparente di controllo fiscale delle multinazionali – il caso Luxleaks, lo scandalo delle tasse agevolate in Lussemburgo, ha insegnato ben poco.
Ma oltre la questione fiscale che le grandi fusioni nel mondo farmaceutico sollevano, ci sono altre due due temi che riguardano i pazienti, gli ammalati e i lavoratori delle multinazionali.
Una mega fusione non sempre è un fatto positivo , se non in genere per gli investitori-azionisti.
I grandi accordi hanno quasi sempre prodotto ristrutturazioni per ridurre i costi, con tagli del personale. Sul fronte medico le concentrazioni portano spesso a ridurre la concorrenza, con due possibili effetti: meno ricerca e innovazione e, come sta avvenendo negli Stati Uniti, aumenti dei prezzi dei farmaci.
In altri casi ci sono stati speculazioni e furberie a danno dei pazienti. Basti ricordare un caso che fece discutere: le società Novartis e Roche erano state ritenute colpevoli di essersi accordate per favorire le vendite di un farmaco costosissimo, il Lucentis, nonostante la disponibilità di un equivalente molto più economico, l’Avastin.