Non era sulla carta un incontro facile quello tra Trump e Francesco. Il Papa che era stato descritto dal presidente statunitense come “rappresentante della lobby dei messicani” è riuscito però a capovolgere, politicamente parlando, la vertenza a suo favore. Nel senso che i due doni che ha consegnato a Donald Trump, il testo dell’Enciclica pontificia Laudato Sii sull’ambiente e il testo del suo messaggio per la Giornata Mondiale della pace 2017, valgono più che qualsiasi cosa si siano detti nell’incontro riservato.
Testi che Trump non leggerà, ma che sono rimbalzati all’attenzione dei media che stanno seguendo il primo viaggio all’estero dell’inquilino della Casa Bianca. In particolare l’enciclica sull’ambiente, la prima della Chiesa cattolica, fornisce un’analisi della situazione, e propone delle soluzioni, antitetiche rispetto all’ideologia negazionista di Trump. Una su tutte il cambiamento climatico, ma anche il tema della terra, della sicurezza alimentare, della cultura dei consumi, dell’acqua bene comune, dello spreco.
Un’enciclica scritta con linguaggio semplice e che rispecchia in modo evidente il linguaggio dei movimenti per la terra, per l’ambiente, per i beni comuni. Quanto più lontano ci possa essere per chi ribadisce, come Trump, il primato senza limitazioni dell’uomo sul creato e nega che il cambio climatico sia prodotto dall’uomo.
L’altro dono, il discorso sulla pace, è anch’esso lontano anni luce da chi ha inaugurato il suo mandato sparando ondate di missili sulla Siria e sganciando la bomba convenzionale più potente mai esistita sull’Afganistan. La ricetta per la pace di Francesco è la ricerca del dialogo e del confronto, il rifiuto dell’utilizzo della religione a scopo politico, il diniego dello scontro di civiltà. Due visioni lontane e difficilmente conciliabili, cosa che ben sapeva Bergoglio, il quale non però ha resistito a fare una mossa da gesuita, ricevendo l’ospite con un sorriso e cogliendo l’occasione mediatica per ribadire cosa pensa su ambiente e pace a una platea globale.