Per la prima volta tredici esponenti della minoranza PD votano contro la linea del segretario Matteo Renzi. E’ successo nella riunione della Direzione dedicata al referendum sulle trivellazioni e al caso giudiziario che coinvolge l’ex ministra Guidi e la ministra Boschi. Pesanti le parole pronunciate da uno dei leader della sinistra interna, Gianni Cuperlo: “Provo profonda ammirazione per il modo in cui costruisci i tuoi discorsi, per il carico di passione che vive dentro di te – ha detto Cuperlo – Però non ti stai mostrando all’altezza in questi passaggi delicati, anche drammatici, che riguardano la vita del Paese e del nostro partito. Non stai mostrando la statura del leader, anche se stai mostrando l’arroganza dei capi. Questo può fare un danno al Pd, quanto gli attacchi esterni. Evitare questo danno non dipende solo da te, ma molto anche da te”.
Poche volte si era arrivati nel corso di una Direzione ad uno scontro così diretto tra Renzi e la minoranza interna. Cuperlo, Bersani, Epifani e Speranza hanno votato no, nello specifico perché sono contrari all’astensione sul referendum del 17 aprile, e poi per il caso Tempa Rossa, perché avrebbero voluto discutere l’emendamento che è costato le dimisisoni a Federica Guidi. In realtà ciò che si profila è uno scontro per la leadership del partito, in vista del prossimo congresso. Renzi sembra poter guidare il governo, anche se naviga in acque un po’ agitate, ma non sembra essere più in grado di mettere a tacere la contestazione interna: ora è evidente, ma non è detto che questo si traduca in una frattura definitiva nelle aule del Parlamento con una mozione di sfiducia: è difficile pensare che la minoranza del Pd voti contro un ministro del governo Renzi.
Per quanto riguarda l’inchiesta di Potenza, il segretario appare irritato dall’affondo della magistratura, che arriva ad interrogare a due passi da lui la ministra Boschi, e attacca i magistrati accusandoli di aver più volte aperto inchieste e processi sulla vicenda petroli in Basilicata senza che siano mai arrivati a sentenza. Subito dopo però tiene a precisare di non essere uguale a Berlusconi: Renzi chiede che si faccia il processo, prendendosi la responsabilità dell’emendamento, Berlusconi, ricorda il segretario, si difendeva dai processi con il legittimo impedimento. Ma l’irritazione di Renzi traspare tutta.