La Commissione europea ha diffuso le sue valutazioni sulle leggi di bilancio degli Stati dell’Unione. L’Italia e altri cinque sono sotto osservazione perché le loro manovre potrebbero non rispettare le regole di Bruxelles. Il verdetto definitivo è atteso a inizio 2017, ma nel frattempo il commissario economico Pierre Moscovici ha usato parole concilianti verso il nostro Paese, riconoscendo che una parte importante delle spese aggiuntive previste dal governo è legata ai migranti e ai terremoti. Due questioni su cui le autorità europee potrebbero permettere sforamenti dei vincoli, almeno fino al referendum italiano sulla Costituzione.
“Quello della Commissione mi sembra un messaggio interlocutorio”, ci dice l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco. “Si parla di problemi di copertura, di problemi soprattutto sul debito, ma erano cose che già si sapevano”. Un verdetto di questo tipo era atteso anche perché l’impressione è che a Bruxelles si voglia aspettare il voto del 4 dicembre. “Ovviamente, ma dato che lo stesso messaggio viene mandato anche ad altri Paesi, in Europa si può dire che non è così, che il trattamento è omogeneo. È evidente che una bocciatura esplicita rischiava di causare ripercussioni sulla popolarità del governo, e quindi sui risultati del referendum”.
Viene da pensare che dopo il 4 dicembre l’atteggiamento della Commissione potrebbe diventare più duro: se vince il Sì perché ormai sarà superato il rischio di una caduta di Renzi, se vince il no per evitare che chi guiderà il Paese lo porti lontano dai vincoli comunitari. “L’Europa è in una situazione delicata – riprende Visco. – Deve decidere cosa fare da grande: può cambiare linea o rischiare la deflagrazione. L’elezione di Trump pone grossi problemi alle prospettive europee. O siamo in grado di reagire o subiremo una diaspora”.
Sta dicendo che il verdetto finale sulla manovra italiana dipende dalla strategia complessiva che sarà decisa a Bruxelles? “Dico che a bocce ferme dovrebbe arrivare una bocciatura, ma l’evoluzione della politica può andare in altre direzioni. Il problema può essere accantonato perché si decide di cambiare politica”.