Ieri la Corte di giustizia europea ha sentenziato che la Commissione europea, guidata da Ursula von der Leyen, ha mancato di trasparenza sui contratti con le case farmaceutiche per i vaccini anti-Covid. Il ricorso, presentato da cittadini ed eurodeputati verdi, è stato esaminato dalla Corte di giustizia.La Commissione ha difeso le proprie azioni sostenendo di aver cercato di mantenere un necessario equilibrio. Tuttavia, il problema riguarda la forza delle case farmaceutiche e le condizioni contrattuali. A questo proposito, Massimo Bacchetta ha intervistato Nicoletta Dentico, direttrice del programma di salute globale della Society for International Development.
Si è trattato, sostanzialmente, di un flirt tra Ursula von der Leyen e la Commissione europea con le case farmaceutiche durante l’epidemia di COVID. L’atto della Corte di giustizia europea di ieri è molto importante. È solo l’ultimo di una serie di pronunciamenti che si sono susseguiti negli anni, attirando l’attenzione di molte realtà di monitoraggio da parte delle strutture europee. Va riconosciuta l’importanza dell’iniziativa presa nel maggio del 2021 da cinque europarlamentari verdi, tra cui Michèle Rivasi, che purtroppo non può vedere i risultati di questo lavoro perché non è più con noi. La questione è molto seria e rappresenta una macchia significativa sulla prossima eventuale investitura di Ursula von der Leyen. Stiamo parlando di un’opacità strutturale persistente durante tutta la legislatura, che ha permesso a personaggi come Albert Bourla, CEO di Pfizer, di eludere sistematicamente tutti gli inviti del Parlamento europeo e della Commissione Covid a discutere di quanto accaduto. Non dimentichiamo la storia dei più di 100 SMS scambiati tra Ursula von der Leyen e Albert Bourla, di cui ancora oggi non sappiamo nulla.
Si tratta di una sorta di appalto dato via SMS?
Sì, è una situazione di disgustosa mancanza di trasparenza, un precedente molto grave per l’Unione europea. Proprio quando l’UE si stava mettendo in gioco per la prima volta per negoziare con le case farmaceutiche a livello sovranazionale, e non paese per paese.
Questa questione che riguarda il Covid, ma anche la forza contrattuale delle case farmaceutiche e della politica in Europa. Rimarrà solo una macchia o avrà conseguenze?
Se non verrà gestita opportunamente, se la questione non sarà elaborata e affrontata con le dovute misure, creerà un precedente estremamente pericoloso, non solo nel campo farmaceutico. La Commissione europea e il Parlamento europeo sono sotto assedio di numerose lobby: energetiche, dell’industria alimentare, digitali. Se questo precedente farmaceutico non viene gestito adeguatamente, potrebbe segnare l’inizio della fine della nostra Europa. La questione riguarda anche la gestione del conflitto di interessi che la stessa von der Leyen ha avuto con il settore farmaceutico, come emerso dalle indagini giornalistiche degli ultimi anni. La politica ha mostrato una grande debolezza. Certamente c’era il Covid, un’emergenza, e l’Europa si trovava per la prima volta a gestire collettivamente i contratti con le case farmaceutiche, che hanno una competenza e un cinismo nel negoziato impensabili per gli Stati. Anche considerando tutti i caveat della situazione, il fatto che, dopo quattro anni, ci siano ancora pagine da scrivere e capitoli da leggere su questa storia, perché né von der Leyen né le case farmaceutiche hanno rivelato nulla di fronte ai numerosi interventi delle istituzioni europee, è assolutamente grave.