
Senza la pretesa di essere troppo precisi, si può dire che la lingua italiana ha una trentina di suoni diversi; l’inglese ne ha un cinquanta per cento in più, circa quarantacinque: ma la lingua taa ne ha ben centododici. La lingua taa è ritenuta probabilmente la lingua al mondo col maggior numero di suoni diversi fra loro; e probabilmente è anche la lingua con il più ampio utilizzo di consonanti che schioccano, e per capire di cosa stiamo parlando pensate a come i bambini imitano con la lingua il trotto di un cavallo: ma forse ricorderete una delle più popolari canzoni di Miriam Makeba, Click Song, in cui la grande cantante sudafricana faceva sfoggio dei suoni schioccanti propri della sua lingua.
L’impiego di suoni schioccanti è tipico in effetti di diverse lingue dell’Africa Australe, fra cui appunto la lingua taa, diffusa in Botswana e in Namibia. Dire “diffusa” può essere forse fuorviante, perché fa spontaneamente pensare ad un’ampia circolazione di questa lingua e a molte persone che la praticano. Purtroppo questa lingua così ricca di suoni è a gravissimo rischio di estinzione: secondo dati di una decina di anni fa, gli individui che allora parlavano taa in diverse parti del Botswana e della Namibia erano in tutto
circa 2500. Il significato del termine taa, che in lingua taa vuole dire “esseri umani”, aggiunge una nota
particolarmente triste alla prospettiva dell’estinzione di questa lingua. Come undicesimo volume della serie Hidden Music, ovvero “Musiche nascoste”, consacrata appunto a musiche estremamente marginali e a rischio, l’etichetta Glitterbeat ha appena pubblicato Taa! Our Language May Be Dying, But Our Voices Remain, cioè “la nostra lingua forse morirà, ma le nostre voci rimangono”. E chi se non il produttore Ian Brennan poteva andare a registrare sul campo i canti in lingua taa che sono raccolti in questo
album? Cinquantasettenne, californiano, ma veneziano di adozione – per lo meno nei momenti in cui non è in giro per il mondo – Brennan è un produttore molto noto: ha fra l’altro prodotto Tassili del gruppo touareg Tinariwen, che nel 2012 ha ricevuto un Grammy Award come miglior album di world music. Dal 2009 Brennan ha cominciato a specializzarsi nella documentazione di musiche che non apparivano nemmeno alla ribalta della world music, musiche dimenticate, abbandonate a sé stesse, senza rappresentanza sulla ribalta della frenetica, competitiva scena musicale planetaria di oggi. Brennan si è dato in sostanza come missione quella di dare voce a chi non ce l’ha, e di portare alla nostra attenzione la poesia delle espressioni musicali degli ultimi, dei più poveri e più deboli.
Quello che si ascolta in queste registrazioni, che Brennan ha effettuato in zone remotissime del Botswana, sono semplici canti, per lo più nenie, spesso accompagnate da uno strumento a lamelle, da modestissime percussioni o da battiti di mani, e che fanno parte di una cultura di impronta sciamanica. La prima ricchezza del Botswana sono le sue risorse minerarie: non è un mondo giusto quello in cui i diamanti scoperti da Brennan non hanno lo stesso valore di quelli che hanno trainato la crescita economica del
Botswana.