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Tratto dal podcast
Fino alle otto di ven 13/11/20
Fino alle otto | 2020-11-13
Igiaba Scego, autrice di “La linea del colore” (Bompiani) e ieri protagonista a BookCity in un bell’incontro con Bernardine Evaristo collegata da Londra, vincitrice Booker Price 2019 e autrice di “Ragazza, donna , altro” (Sur) dedicato a 12 di donne nere, di differenti generazioni, estrazioni sociali e orientamenti sessuali, commenta a Radio Popolare le difficoltà editoriali nello scrivere di donne nere nella società contemporanea.
L’intervista di Barbara Sorrentini a Fino Alle Otto.
Cosa è cambiato nel tempo? Ricordiamo che ancora in Italia non c’è lo Ius soli, quindi ti chiedo cosa significa essere di seconda generazione, come la tua protagonista e come te.
Non è cambiato nulla purtroppo. Abbiamo ancora in piedi moltissimi problemi, vediamo ancora morire gente nel Mediterraneo e in più ancora non c’è una riforma sulla cittadinanza. È dal 2005 che vado in piazza e ancora una legge non c’è, bambine sono diventate ragazze. Su questo l’Italia è un Paese molto bloccato, quasi non volesse accettare di aver cambiato pelle. È strano perché l’Italia è un Paese meticcio dalla sua nascita, qui ci sono stati tutti. È triste questa immobilità, ecco perché ho scritto questo libro sul viaggio.
Le tue protagoniste sono Lafanu Brown e Leila, una ieri e una oggi: che cosa le tiene unite?
Le tiene unite la speranza di poter viaggiare, di esistere, di poter afferrare i propri sogni. Sia Leila nella parte moderna sia Lafanu Brown nella parte ottocentesca sono persone che hanno un sacco di problemi, però hanno anche tanti sogni e cercano di realizzarli. Penso ai migranti che costringiamo a fare viaggi sui barconi e potrebbero fare benissimo dei viaggi legali, l’Europa e l’Africa potrebbero organizzare modi completamente diversi, come c’erano negli anni ’70, e invece dobbiamo assistere a cose orrende, come una donna che perde un bambino in mare. Non potremo dirci sinceramente democratici finché costringeremo la gente a morire così.
Igiaba Scego, nel tuo libro si parla all’inizio della battaglia di Dogali (Eritrea 1887) per opporsi al colonialismo. E naturalmente la violenza e la repressione subite, ovunque nel mondo. Oggi c’è Black Lives Matter.
La storia coloniale è molto importante perché se noi migranti siamo qui è perché lì c’è stato il colonialismo. Parlare di spazio coloniale significa parlare di quelle ferite che ci sono anche nel presente. Black Lives Matter è una rivoluzione culturale, un qualcosa di enorme che sta investendo molti paesi e finalmente porta un nero al centro della scena. È nata da un evento luttuoso, la morte di George Floyd, ma BLM è nata da un altro omicidio, Michael Brown quasi sette anni fa; in realtà gli eventi sono luttuosi, ma la forza propulsiva è una forza di cambiamento. Spero che anche in Italia anche questo cambiamento arrivi.
Ieri hai incontrato Bernardine Evaristo, avete parlato di donne diverse negli anni, quello che fai e un po’ quello che ha fatto anche lei. Parlare di donne nere oggi non è semplicissimo.
Non è semplicissimo ma noi siamo donne nere, quindi parliamo di noi. Finalmente questi libri stanno aumentando, questa è una cosa veramente importante. Il libro della Evaristo, “Ragazza, donna , altro”, è veramente una lettura pazzesca. Mi sono veramente rivista in un specchio, e non solo io perché sono nera, ma penso tutte le donne, un libro veramente importante. C’è bisogno di parlare di tutte le persone che vivono in questa società e l’editoria si dovrebbe allargare di più. In Inghilterra e negli Stati Uniti sta succedendo, in Italia un po’ meno, c’è bisogno di un lavoro enorme.