“Ci vogliono più di 24 ore”. Con queste parole il portavoce del coordinatore del governo greco per le politiche migratorie Giorgos Kyritsis ha nei fatti bloccato la partenza del piano Ue-Turchia per la gestione dei migranti. Il piano prevede che entro il 20 marzo comincino i rimpatri verso la Turchia di tutti i migranti irregolari, anche quando richiedenti asilo, arrivati in Grecia.
Il premier ellenico Alexis Tsipras aveva annunciato che le operazioni sarebbero cominciate domenica 20 marzo. Impossibile però: le dotazioni di cui dispone le forze dell’ordine elleniche non sono sufficienti a svolgere le operazioni di rimpatrio. In più ci sono da gestire i 47.500 profughi già bloccati all’interno del Paese.
Dal 19 marzo i centri di accoglienza delle isole greche più esposte alla rotta migratoria (Lesbo, Chios, Kos, Samos e Leros) sono stati svuotati per permettere che iniziassero le prime operazioni di rimpatrio dal momento in cui fosse entrato in vigore l’accordo. Ma, appunto, mancano gli uomini. Per chi è stato spostato in strutture della terraferma, le operazioni non cominceranno prima del 4 aprile.
In soccorso della Grecia, Francia e Germania hanno già spedito in Grecia 600 poliziotti ed esperti di politiche migratorie. La Commissione europea ha dichiarato che nel complesso l’operazione muoverà in totale 4 mila uomini, di cui 1.500 saranno poliziotti da tutta Europa.
In questi giorni sono frequenti gli sbarchi in Grecia: solo nell’ultima notte le autorità elleniche hanno segnalato 875 arrivi. Dall’inizio dell’anno, secondo le stime dell’Onu, sono arrivate almeno 144 mila persone, di cui la maggioranza siriani, iracheni e afghani. Il 60 per cento di loro è composto da donne e bambini. Più della metà attracca a Lesbo, l’isola più vicina alla Turchia.