Il voto tra gli iscritti alla SPD si è chiuso a mezzanotte, tra meno di 24 ore si saprà se la Germania avrà, di nuovo, un governo di Grande coalizione. Oppure no.
Il referendum per il si o per il no all’accordo con la CDU/CSU è l’ultimo, decisivo passaggio per il via libera al nuovo esecutivo. L’esito della consultazione tra gli oltre 463 mila iscritti è vincolante per il Partito socialdemocratico. Partito alle prese con divisioni interne piuttosto profonde, oltre che con il calo di consensi. Ma che in queste settimane ha visto anche partecipazione al dibattito interno e oltre 24 mila nuovi ingressi dall’inizio dell’anno.
Fare previsioni su come andrà non è facile, secondo sondaggi ed osservatori alla fine dovrebbe vincere il sì, ma a stretto margine. Il fronte del No è ampio e variegato, e va oltre i soli Jusos, i giovani del partito, che in questi mesi sono stati una sorta di capofila dell’opposizione ad un nuovo governo con Angela Merkel. Loro è la campagna, l’appello, ad entrare ora nel partito, per avere diritto di parola – e voto – ed evitare una nuova GroKo, come chiamano qui la Grande coalizione.
A favore dell’accordo e dell’alleanza c’è la dirigenza della SPD, che ha puntato sulla bontà dei contenuti dell’intesa, ma anche fatto leva sul senso di responsabilità nei confronti del Paese, senza governo ormai da mesi. Argomenti che sembrano avere fatto breccia in almeno una parte della base. Anche tra chi all’inizio era ben felice di andare all’opposizione, ma poi ha cambiato idea. Come questa signora di Amburgo: “Ho votato a favore, anche se forse con la coscienza un po’ sporca, perché al momento non vedo alternative migliori. Certo bisogna fare di più, ad esempio su temi quali le pensioni, il futuro oppure per i giovani. E per questo sono felice che si sia sviluppato una sorta di movimento di resistenza e che i giovani diventino finalmente attivi”. La SPD, ha aggiunto, “ha circa il 20% e se entrerà nel governo potrà magari anche avere voce in capitolo nelle decisioni. Se andrà all’opposizione… beh, non abbiamo una maggioranza di sinistra, mentre gli interessi della CDU e della Alternative fuer Deutschland sono decisamente più vicini tra loro di quanto possano essere quelli tra CDU ed SPD. Quindi all’opposizione avremo meno possibilità di farci sentire, di averla vinta”.
Uno dei cavalli di battaglia del fronte del sì è che nel contratto di governo c’è una chiara impronta socialdemocratica. Ma ciò non basta a convincere gli scettici. Un militante che incontriamo a Dresda dice: “Questo accordo non lo trovo per nulla sufficiente. Mancano punti molto importanti, che in realtà dovrebbero sempre esserci in un programma di governo della SPD, come ad esempio una diversa distribuzione di redditi e ricchezza, oppure la riorganizzazione dei rapporti nel mercato del lavoro. Ci sono stati dei compromessi con l’Unione, ma mancano dei sostanziali passi in avanti per rendere la Germania un paese più equo”. Votare no, aggiunge, “certamente porta con sé dei rischi, ma credo che formare di nuovo un governo di Grande coalizione porti alla SPD problemi ancora maggiori. E chi è contrario – conclude – non fa altro che dire quello che Martin Schulz aveva affermato dopo le elezioni del 24 settembre e dopo il fallimento dei negoziati per la coalizione Jamaica: non siamo disponibili ad entrare in una nuova Grande coalizione”
Secondo parecchi iscritti con cui abbiamo parlato in questi giorni durante discussioni e tavole rotonde organizzate in varie parti della Germania, rifiutare l’accordo restituirebbe inoltre credibilità agli occhi degli elettori e migliorerebbe l’immagine del partito. La quale al momento, dopo le acque agitate, le divisioni e i cambi di rotta degli ultimi tempi, non sembra particolarmente buona, almeno stando ai sondaggi. Secondo la tv pubblica ARD quasi due terzi dei tedeschi non considerano la SPD un partito credibile. E solo il 40% ritiene che i socialdemocratici siano in grado di governare.