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La Destra riscrive la storia

Si chiama Jan Tomasz Gross, è nato in Polonia 69 anni fa, ma ha lasciato il suo paese nel 1969 per motivi politici.

Storico e sociologo, insegna all’Università di Princeton e di recente ha sollevato le ire del governo di destra polacco per una sua affermazione. In un articolo uscito lo scorso settembre sul quotidiano tedesco Die Welt, Gross ha stigmatizzato la riluttanza dei paesi dell’Europa centro-orientale ad accogliere i profughi e aggiunto che durante la Seconda guerra mondiale i polacchi hanno ucciso più ebrei degli stessi nazisti.

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Gross è anche l’autore di Neighbours, il libro uscito nel 2011 che racconta la storia del pogrom antisemita avvenuto nel 1941 a Jedwabne e che costò la vita a oltre 1.600 ebrei uccisi secondo Gross non dai nazisti ma dai polacchi che abitavano in quel piccolo villaggio della Polonia orientale. Dal libro è stato poi tratto un film diretto dal regista polacco Władisław Pasikowski e uscito nel 2012.

La tesi dello storico ha interessato le autorità giudiziarie di Varsavia che stanno esaminando il caso per vedere se Gross abbia infranto le leggi contro i tentativi di diffamazione del paese. Per il governo del PiS ossia Giustizia e Libertà, partito di destra guidato da Jarosław Kaczyński, il professore ha dimostrato di essere tutt’altro che un patriota e per questo gli deve essere tolta l’onorificenza conferitagli tempo fa dalle autorità polacche. A difesa di Gross si sono mobilitati numerosi intellettuali e accademici che hanno scritto due lettere aperte per protestare contro l’atteggiamento assunto dall’esecutivo di Beata Maria Szydło nei confronti del docente di Princeton. Un esecutivo che secondo i promotori dell’iniziativa intende negare le responsabilità dei polacchi a fronte dell’Olocausto.

Donne ebree uccise durante un pogrom in Polonia
Donne ebree uccise durante un pogrom in Polonia

Il governo accusa Gross, ma secondo Jan Grabowksi, docente di storia all’Università di Ottawa il protagonista di questa vicenda è un patriota che considera i vari aspetti della storia del suo paese, sia i momenti più edificanti che quelli più bui. Grabowski è fra i 30 firmatari della prima lettera aperta scritta dagli intellettuali a difesa di Gross. Per Dariusz Stola, direttore a Varsavia del Museo di storia degli ebrei polacchi e firmatario della seconda lettera, l’autore di Neighbours è un personaggio controverso, ma togliergli l’onorificenza sarebbe sciocco e controproducente. Stola fa notare che Gross è stato insignito dell’Ordine al Merito sia per le sue ricerche sia per il contributo da lui dato, anche se dall’estero, alla transizione democratica della Polonia.

Altri accademici sottolineano il fatto che Gross è attualmente uno dei maggiori studiosi dell’Olocausto. Secondo Agata Bielik-Robson, docente all’Università di Nottingham, il governo del PiS vuole mettere a tacere voci come quella di Gross per riscrivere la storia del paese. “Si tratta di una tendenza preoccupante”, sottolinea la Bielik-Robson.

Riscrittura della storia nazionale, rimozione e negazione delle responsabilità interne di fronte alla persecuzione, uccisione e deportazione di intere comunità di ebrei polacchi. Tutto questo ricorda l’attività di un altro governo dell’area centro-orientale, quello ungherese di Viktor Orbán che pure si è impegnato in un’operazione di riscrittura della storia del paese e che nel 2014, in occasione del settantesimo anniversario dell’Olocausto degli ebrei ungheresi, è entrato in conflitto con gli esponenti della comunità ebraica per il modo in cui il l’esecutivo intendeva commemorare e per la realizzazione di un monumento che, secondo anche numerosi storici ungheresi, nega le responsabilità del paese a fronte dell’Olocausto.

In Polonia il governo del PiS ha creato un’atmosfera simile e dato luogo a provvedimenti somiglianti a quelli presi pochi anni fa dal governo di Budapest: provvedimenti che riguardano il mondo dell’informazione e il ruolo e il funzionamento della Corte Costituzionale. C’è quindi una crescente volontà di controllo da parte di questo esecutivo conservatore e nazionalista che non incoraggia certo lo spirito critico e sanziona coloro i quali si oppongono anche solo a parole al suo operato e che per questo vanno considerati nemici della patria.

 

Massimo Congiu è direttore dell’Osservatorio Sociale Mitteleuropeo, un’agenzia che si propone di monitorare il mondo del lavoro e degli affari sociali in Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca.

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    Massimo Congiu
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    La repubblica maltrattata, dalla guerra fredda e dalla strategia della tensione. E’ la repubblica italiana. L’ex magistrato, giurista, Giuliano Turone l’ha raccontata nel libro: «Crimini inconfessabili. Il ventennio dell'Antistato che ha voluto e coperto le stragi (1973-1993)», pubblicato da Fuoriscena. I fatti di questa storia vanno dal golpe cileno, dall'attentato di Sofia contro Berlinguer (entrambi del 1973) alle stragi terroristico-mafiose del 1993 (Firenze, Milano e Roma) e all'assassinio di Falcone e Borsellino del ‘92, passando per l'uccisione di Moro e di Piersanti Mattarella (presidente della regione Sicilia, democristiano della corrente di Moro) e la strage alla stazione di Bologna. «Crimini inconfessabili», perchè l'obiettivo è illegittimo: fermare con le trame, gli omicidi, le stragi, il pieno sviluppo della democrazia in Italia, impedire l’alternanza e il progresso sociale che una stagione di lotte e di riforme aveva reso possibile. Il fattore K (comunisti) è stato determinante. «Crimini imprescrittibili», perchè sono delitti contro l'umanità.

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