La “cresta” delle imprese sull’inflazione. Le aziende hanno alzato i prezzi ben al di sopra della crescita delle materie prime, aumentando i profitti mentre i consumatori pagano il conto. Lo dicono documenti riservati della BCE citati dalla Reuters.
Il dato smentisce la base teorica della politica di aumento dei tassi della BCE, che però annuncia un nuovo rialzo e non commenta. Intanto l’inflazione in Italia rallenta, ma cresce invece per i beni ad alto consumo.
La stima preliminare Istat conferma il rallentamento dell’inflazione in Italia: 9,2% rispetto al 10% di gennaio. Ma con un grosso problema: al netto dei beni energetici, il cosiddetto “carrello della spesa“, cioè i beni alimentari, per la cura della casa e della persona, addirittura aumenta, 13% contro il 12% di gennaio. Sono i beni ad alta frequenza di acquisto che più pesano sulle fasce di reddito più basse.
Una possibile risposta al perché stia succedendo arriva da un clamoroso scoop dell’agenzia Reuters. L’agenzia cita documenti riservati della Banca Centrale Europea, secondo cui le aziende europee stanno sostanzialmente facendo la cresta sull’inflazione, aumentando i prezzi ben al di sopra degli aumenti delle materie prime. Il dato è uno schiaffo alla politica di aumento dei tassi della BCE, basata sulla tesi che l’inflazione derivi da salari e domanda. Da Francoforte nessun commento allo scoop della Reuters, ma l’annuncio di un nuovo aumento dei tassi.
Una serie di diapositive presentate durante una riunione preparatoria di dirigenti BCE in un remoto villaggio dell’estremo nord della Finlandia. Che rispondono ad una domanda che tanti cittadini si chiedono: perché anche se l’inflazione rallenta i prezzi di molti beni di largo consumo continuano a crescere? I dati in possesso della BCE indicano che i margini di profitto delle aziende sono aumentati anziché diminuire, ben strano in una fase di aumento dei costi di produzione, su cui le imprese piangono miseria. E questo perché le imprese stanno gonfiando i prezzi ben più del semplice recupero dei costi di produzione, lucrandoci sopra.
Le aziende stanno approfittando dell’elevata inflazione mentre i lavoratori e i consumatori pagano il conto, sintetizza Reuters. E generando a sua volta inflazione. Ora, non solo i dati indicano chiaramente chi stia facendo il furbo a spese di chi. Ma sono imbarazzanti per la stessa BCE che da mesi punta tutta la sua politica anti inflazione sull’aumento del costo del denaro, non solo mettendo così a rischio l’economia reale, ma pesando ad sui mutui e imponendo di fatto un freno ai salari. Solo che i salari non c’entrano, c’entrano i profitti.
E cade così l’architrave su cui si fonda la politica della BCE, che però persevera, che come noto è proverbialmente diabolico, e anche oggi annuncia la nuova mazzata per marzo. Ma fornisce nuovi argomenti a quella parte di banchieri centrali, facile che la dritta arrivi proprio dalle colombe, contraria a questa politica esasperata, osserva Reuters, che aggiunge che un portavoce della BCE abbia rifiutato di commentare.