Come ogni anno, Edimburgo, la capitale scozzese, ospita una serie di festival che attirano visitatori e artisti da ogni parte del mondo.
L’International Edinburgh Festival, nato nel ’47 per superare gli orrori della guerra attraverso l’arte, è diretto da due anni dall’irlandese Fergus Linehan, che ha confermato il consueto rigore nel creare un programma di musica teatro e danza di livello mondiale (a dirigere il concerto di apertura Antonio Pappano e Cecilia Bartoli in scena con “Norma”) ma con l’inserimento di alcune proposte più mainstream, che mirano ad attirare un pubblico più vasto (Mogwai e Sigur Rós).
Il Fringe Festival, padre di tutti i Fringe del mondo, nato a sua volta nel ’47 come alternativa “open access” all’International, è cresciuto a tal punto negli anni da ospitare ormai più di 3000 eventi in tre settimane, trasformando ogni angolo di Edimburgo in un gigantesco palcoscenico per l’entertainment ad ampio spettro.
Al Fringe, nel tempo, si sono affermati alcuni luoghi di particolare interesse.
Al Traverse Theatre, regno della drammaturgia contemporanea, quest’anno si sono segnalati il noto comico inglese Mark Thomas, con un’agrodolce rievocazione della satira politica di sinistra (“The Red Shed”), la drammaturga Adura Onashile, di origine nigeriana, con il duro ritratto di un’emigrata africana in Gran Bretagna (“Expensive Shit”) e Panti (nella foto) la più celebre drag-queen irlandese, che nel suo esilarante one-woman show rievoca fra l’altro il celebre discorso (ben presto viralizzato) con cui si era scagliata contro gli omofobi contrari alle nozze gay nel suo paese (“High Heels in Low Places”).
Il Summerhall, spazio polifunzionale creato negli storici edifici dell’ex-facoltà di veterinaria di Edimburgo, è dal 2011 uno dei punti di riferimento del Fringe, con il suo programma di musica indie e contemporanea di grande respiro, mostre d’arte e un ricco programma di teatro e danza.
Fra gli spettacoli presenti al Summerhall quest’anno segnaliamo: “World Without Us”, coproduzione anglo-belga firmata dal pluripremiato collettivo fiammingo Ontroerend Goed, un monologo sinistro e struggente che ricostruisce in dettaglio come sarebbe/sarà il pianeta se la razza umana si estinguesse/estinguerà; “Blank”, del drammaturgo iraniano Nassim Soleimanpour, che riscrive ogni sera la vita del protagonista con un attore sempre diverso e la collaborazione degli spettatori; “Lines”, progetto realizzato dagli studenti e neolaureati del Rose Bruford College, ambientato nella metropolitana londinese, dove viaggiano passeggeri di decine di nazionalità diverse.
La danza e il teatro fisico sono molto rappresentati al Fringe, in particolare al Dance Base, che produce e ospita spettacoli tutto l’anno e ha un’inconfondibile atmosfera da perenne sala-prove. Fra le molte proposte internazionali (Sud Africa, Taiwan, Finlandia, Germania, Giappone, Corea etc), da segnalare “The Rooster” e “Partial Memory”, una coproduzione euro-palestinese che tramuta in danza gli atroci ricordi della guerra nei territori occupati.
Da ricordare che, fra gli otto festival che solo in agosto si svolgono a Edimburgo, c’è anche il Book Festival: nella centrale Charlotte Square, autori di varie parti del globo e lettori si incontrano in un’atmosfera informale e partecipata, tipicamente scozzese. Quest’anno, oltre agli scrittori locali come Ian Rankin, c’è anche Shirin Ebadi.