La campagna di primavera dentro al Partito democratico è iniziata. La posta in gioco è la leadership di Renzi. I contendenti sono il premier-segretario e le minoranze interne.
Massimo D’Alema in un’intervista al Corriere ha annunciato una guerra totale contro Renzi. Oggettivamente, dice D’Alema, Renzi somiglia più a Berlusconi che all’Ulivo:
“La cultura di questo nuovo Pd è totalmente estranea a quella originaria. Loro non vogliono tenere insieme il centrosinistra, vogliono sbarazzarsene. Il Partito della Nazione è già fatto. Lo schema è evidente: approfittare della crisi di Berlusconi per prenderne il posto”.
L’antipatia di D’Alema verso Matteo Renzi è nota. Una distanza irriducibile, antropologica, nata quando Renzi fece del leader maximo l’emblema della rottamazione, il simbolo del vecchio mondo da archiviare. D’Alema lavora per la candidatura di Massimo Bray a Roma e di quella Antonio Bassolino a Napoli contro Valeria Valente.
Scenario ligure: buon risultato del candidato di sinistra e sconfitta del candidato del Pd. Potrebbe succedere anche a Bologna, a Torino dove Giorgio Airaudo sfida Piero Fassino; mentre a Milano la sinistra fuori dal Pd deve ancora trovare il suo candidato dopo la rinuncia di Gherardo Colombo che ha spiegato di non identificarsi con un progetto di sola sinistra. Tradotto: di non essere disponibile all’operazione.
Se D’Alema incarna la posizione più estrema, nel Pd le componenti di sinistra si preparano al congresso del 2017.
Sinistra riformista si riunisce per tre giorni a Perugia per lanciare la candidatura alla segreteria di Roberto Speranza, l’ex pupillo di Bersani. Significativa la presenza di esponenti di Sinistra Ecologia e Libertà e del sindaco uscente di Milano, Giuliano Pisapia. Il modello del centrosinistra dell’Ulivo contrapposto al Partito della Nazione.
Ci sarà anche Gianni Cuperlo, leader di SinistraDem, che sta tentando di attuare una propria strategia per riunire il centrosinistra e che prepara una due giorni a Milano ai primi di maggio. Nel pieno della campagna elettorale. Le amministrative saranno il primo test di tenuta del Pd. Bersani e Cuperlo ripetono la loro lealtà ai candidati renziani usciti dalle primarie. Più difficile potrebbe essere convincere gli elettori. Ma la vera battaglia sarà il referendum sulla riforma della Costituzione. Renzi ne ha fatto un voto su di sé. E questo sta creando grossi imbarazzi e la tentazione di votare no per affossarlo.
“Chi sceglie di sostenere il no non deve essere considerato fuori dal partito”, ha affermato Cuperlo. “Vorrei capire se il premier lo vuole usare come un plebiscito su se stesso”.
Ascolta Gianni Cuperlo raggiunto da Anna Bredice