Mi chiamo Nojoom, ho 10 anni e voglio divorziare. La storia vera di Nojoom, bambina costretta dai genitori a sposare un uomo di 30 anni, nello Yemen di oggi è divantata un film. Il punto di partenza del film La sposa bambina è il libro autobiografico “I am Nojood, age 10 and divorced“, scritto dalla giovane protagonista Nojoud Alì con l’aiuto della giornalista Delphine Minoui.
La regista Khadija Al-Salami è la prima donna yemenita diventata film-maker e produttrice, ha studiato cinema negli Stati Uniti grazie a una borsa di studio e ha girato più di 25 documentari, di cui molti sul ruolo della donna nello Yemen contemporaneo. La sua infanzia è molto simile a quella della bambina del suo film. Infatti Khadija è stata obbilgata a sposarsi a 11 anni, come sua madre che si sposò a 8. Ma la piccola Khadija si ribellò alla violenza del marito ottenendo la libertà, lasciando lo Yemen a 16 anni.
La sposa bambina per lei è molto più di un film, è la dimostrazione al mondo di essere riuscita a cambiare il suo destino. Un messaggio ottimista per tutte le donne e bambine che lei quotidianamente aiuta con la sua fondazione.
Il film segue Nojoom, da quando decide di entrare in un’aula di tribunale per chiedere al giudice il divorzio e in ogni passo della sua battaglia solitaria alla conquista della libertà. Nello Yemen, ancora oggi, non sono previsti limiti di età per il matrimonio e questo accade anche in molti altri paesi del mondo.
Un film complicato da produrre e da girare, per cui Al-Salami ha affrontato enormi difficoltà politiche ed economiche per poterlo realizzare nello Yemen e con attori del suo paese. Gli abusi sulle donne, la pratica arcaica dei matrimoni infantili, l’incomprensione famigliare, la cultura e i luoghi suggestivi dello Yemen sono punti fondamentali di La sposa bambina, un film appassionante e coinvolgente che non può lasciare indifferenti.
Abbiamo incontrato la regista Khadija Al-Salami al Festival dei diritti umani di Milano.