Tim Walz è la scelta meno divisiva per la base democratica, ma non è ancora chiaro quale sarà il suo impatto tra gli elettori indipendenti, coloro che decideranno l’esito della corsa alla Casa Bianca negli stati in bilico. Classe media, radici nel Midwest rurale, prima insegnante e poi venti anni nella Guardia Nazionale, deputato al Congresso, governatore del Minnesota dal 2019 – anni in cui ha gestito crisi come l’uccisione di George Floyd – Walz sarebbe stato scelto come candidato vicepresidente da Kamala Harris per tre motivi: primo, perché la sua biografia è simile a quella del tipico elettore bianco del Muro Blu, gli stati dell’ex cuore industriale d’America, che ha abbandonato il Partito democratico per votare Donald Trump. Secondo, perché il record di sue prese di posizioni liberal, tra aborto e diritti Lgbt, rassicura l’elettorato democratico a livello nazionale, soprattutto la sinistra e infine, terzo, per il buon feeling con Kamala Harris e per aver definito Trump – Vance la “coppia stramba”, slogan adottato dal partito.
La domanda però adesso è: la sua scelta convincerà anche gli elettori indipendenti della Pennsylvania? È lo Stato più importante, il suo governatore, Josh Shapiro, era l’altra opzione per Harris. Puntare su di lui voleva dire (con ragionevole certezza) vincere in Pennsylvania. Ma Shapiro è una figura contestata.
Molti elettori democratici non hanno gradito le sue dichiarazioni sulla guerra Israele – Hamas; e neppure i sindacati lo amano. Kamala Harris ha scommesso quindi su Tim Walz. Che ha un profilo personale, un po’ meno quello politico, simile a quello di Joe Biden. È un fattore importante. L’attuale presidente, quattro anni fa, riuscì a convincere parte della classe media bianca delle città e dei sobborghi della Pennsylvania a votarlo. Dal primo comizio con Kamala a Philadelphia si inizierà a capire l’effetto Walz. Poi il viaggio negli altri Stati in bilico. Wisconsin, Michigan, Arizona e Nevada. Con la Georgia tracciano la rotta per la Casa Bianca.