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Quando l’America era poetica

Paterson, New Jersey. Una città e una persona danno il titolo al nuovo film di Jim Jarmusch. Infatti Paterson è anche il nome del protagonista interpretato da Adam Driver, che nel film fa l’autista (driver?) di autobus. Vive con la fidanzata (l’attrice iraniana Golshifteh Farahani), appassionata di oggetti, stoffe, disegni e cupcakes, che sforna in quantità industriali, in bianco e nero. Una vita semplice e tranquilla per Paterson, alla guida dell’unico mezzo che trasporta grandi e piccini in giro per la cittadina. Le giornate trascorrono ascoltando discorsi, pettegolezzi e storie e scrivendo poesie sul quaderno segreto. Ogni sera una birra al pub sotto casa portando a spasso il cane.

La poesia nel film ha uno spazio centrale, è una passione per il protagonista fiero di vivere nello stesso luogo che ha dato i natali William Carlos William e ispirazione ad Allen Ginsberg. Con semplicità e leggerezza Jim Jarmusch racconta una storia tranquilla, con una struttura semplice e senza conflitti drammatici. Lo stesso regista ha descritto così Paterson: “Il mio film segue sette giorni dellla vita dei suoi personaggi, rendendo omaggio alla poesia dei dettagli, delle variazioni e dei cambiamenti quotidiani. Paterson vuole essere un antidoto alla cupezza dei film drammatici e del cinema d’azione”.

Jarmusch invita gli spettatori di Paterson a lasciarsi trasportare fluttuando tra le immagini che passano sotto i loro occhi come dal finestrino di un autobus. Ascoltando i discorsi della gente, come quelli dei due studenti che citano Gaetano Bresci, l’anarchico che nel 1900 uccise il re Umberto I di Savoia partendo da Paterson, New Jersey.

I due protagonisti sono i giovani attori Adam Driver, già visto e apprezzato in Hungry Hearts di Saverio Costanzo, in Lincoln di Steven Spielberg, in Giovani si diventa di Noah Baumbach e in altri film diretti da Clint Eastwood e i fratelli Coen. A breve lo vedremo in Silence di Martin Scorsese e ha preso parte anche in Star Wars: il risveglio della forza.

E Golshifteh Farahani, attrice iraniana costretta all’esilio, che arrivò al cinema anche in Italia grazie al film About Elling di Asghar Farhadi e Nessuna verità di Ridley Scott. Ha lavorato in Pollo alle prugne di Marjane Satrapi, in Come pietra paziente di Atiq Rahimi, ha lavorato con Abbas Kiarostami e Louis Garrel, vive a Parigi e la vedremo nel prossimo episodio di Il Pirata dei Caraibi-La vendetta di Salazar.

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    Barbara Sorrentini
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    1) Il gabinetto di sicurezza israeliano approva l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza. Fino a domenica, però, le bombe continueranno a cadere. Più di 100 persone sono state uccise nella striscia dall’annuncio dell’accordo. (Anna Momigliano - Haaretz, Francesco Sacchi - Emergency, Anna Meli - Cospe) 2) Fentanyl, Taiwan e Tik Tok. Donald Trump e Xi Jinping parlano al telefono per la prima volta dal 2021. “Risolveremo tutti i problemi insieme” dice Trump, mentre la corte suprema statunitense conferma il bando di TikTok. (Gabriele Battaglia) 3) La Geopolitica dell’AI. Washington cerca di mantenere il suo vantaggio nella battagli per l’intelligenza artificiale. (Marco Schiaffino) 4) La legge di depenalizzazione dell’aborto in Francia compie 50 anni. Il discorso di Simon Veil, pronunciato davanti ad un’Assemblea tutta maschile, fece la storia. 5) Mondialità. La sconfitta della diplomazia e la geopolitica nel frullatore. (Alfredo Somoza)

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    Sessantotto lavoratori e lavoratrici della ristorazione licenziati. Grandi Stazioni Retail ha deciso di non rinnovare il contratto d’affitto con Sarf, la società che da anni gestisce alcuni esercizi commerciali negli spazi della stazione Centrale di Milano. Da qui l’annuncio dei licenziamenti. I sindacati hanno indetto la prima di una serie di giornate di sciopero e oggi hanno fatto un presidio in piazza Duca d’Aosta, vicino all’ingresso della stazione. Abbiamo intervistato Valeria Cardamuro, segretaria della Uiltucs Lombardia.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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