In Italia così come in Europa la maggior parte dei festival estivi dedicati al jazz si svolge in giugno e soprattutto in luglio, ma altri scelgono di collocarsi più avanti nella stagione, e proprio la coda dell’estate jazzistica presenta, non da oggi, alcune delle manifestazioni in assoluto più interessanti. Ecco qualche consiglio.
Da martedì 23 a sabato 27 agosto si terrà a Mulhouse, in Alsazia, la rassegna che una volta si chiamava Jazz à Mulhouse, e che adesso preferisce chiamarsi Météo Mulhouse Music Festival: ma non ha cambiato la sua vocazione e continua a rappresentare un affidabile “meteo” per capire quali sono le condizioni del tempo nel jazz di ricerca e nella musica improvvisata.
Tra le manifestazioni francesi consacrate al jazz può anche vantare una invidiabile anzianità di servizio: è decollata nel lontano 1972, solo un anno dopo un festival storico come quello di Nizza, e per cercare qualcosa di più antico bisogna andare a Jazz à Juan di Juan-les-Pins/Antibes, nata nel ’60. E’ una rassegna che ha una grande attenzione al jazz e all’improvvisazione francesi ed europee, ma senza dimenticare il jazz americano e afroamericano.
Se per ragioni di budget o di tempo foste costretti a prendere in considerazione solo una giornata, vi consiglieremmo per esempio senza esitazione l’ultima, per ascoltare, proprio in chiusura di festival, l’impagabile, irriducibile, Roscoe Mitchell, sassofonista, polistrumentista, compositore, uno dei grandi maestri (assieme al decano Muhal Richard Abrams, ad Anthony Braxton, Henry Threadgill, Wadada Leo Smith) della AACM, l’Association for the Advancement of Creative Musicians, fondata a Chicago nel 1965: cinquant’anni dopo, uomini come Roscoe Mitchell sono ancora nella prima linea dell’esplorazione; l’interesse della sua esibizione è anche nella formazione, un trio con due eccellenti, agguerriti esponenti dell’improvvisazione radicale britannica, il contrabbassista John Edwards e il batterista Mark Sanders. Prima del concerto, Mitchell (alle 14.30) sarà anche protagonista di una conferenza-incontro.
Ma l’attenzione all’avanguardia afroamericana c’è fin dal primo giorno, con un vecchio leone del free, il sassofonista Archie Shepp, in duo con il pianista tedesco Joachim Kühn, figura storica del jazz europeo; prima di loro la formazione francese Supersonic suonerà materiale di Sun Ra.
Molti i motivi di richiamo del cartellone. The Thing, cioè Mats Gustafsson, sax, Ingebrigt Haker Flaten, contrabbasso, e Paal Nilssen Love, batteria, sono un must dell’improvvisazione europea più aggiornata e ardimentosa (da ricordare anche la loro collaborazione con Neneh Cherry): a Mulhouse si incontrano (mercoledì 24) con un glorioso esponente dell’avanguardia afroamericana, il multistrumentista Joe McPhee; inoltre Gustafsson, che con la sua energetica Fire Orchestra gode di una significativa popolarità non solo fra gli appassionati di musica improvvisata ma anche presso un pubblico giovane interessato a post-punk, noise, sperimentalismi, presenta qui (giovedì 25) un’altra sua creatura, il Mats Gustafson’s Nu Ensemble.
Di scena (venerdì 26) anche una delle più prestigiose e popolari ritmiche dell’avanguardia afroamericana, William Parker al contrabbasso e Hamid Drake alla batteria, in trio con il pianista britannico Pat Thomas; dopo di loro il gruppo americano Green Dome con fra gli altri l’arpista Zeena Parkins, e la formazione europea Zeitkratzer che rivisita Metal Machine Music di Lou Reed. E, subito prima della chiusura con Roscoe Mitchell, un interessante Sonic Communion in ponte tra Francia e Stati Uniti con improvvisatori navigati e di prim’ordine come i francesi Joëlle Leandre, contrabbasso, e Jean-Luc Cappozzo, tromba, e i chicagoani Douglas Ewart, sax e flauti, e Michael Zerang, batteria.
Al festival di Mulhouse la musica prende il via tradizionalmente a mezzogiorno e mezzo nella suggestiva, sconsacrata, Chapelle Saint-Jean, prosegue nel pomeriggio in diverse e spesso pregiate sedi, e si trasferisce per la serata nella sala da concerti, un po’ stile centro sociale, del Noumatrouff. A Mulhouse si può arrivare, in macchina o in treno, passando in Svizzera da Basilea.
Qui un intero concerto dall’edizione dello scorso anno:
https://www.youtube.com/watch?v=n_hOAAupnNE
Da tenere molto presenti anche una rassegna austriaca e una elvetica.
Da venerdì 26 a domenica 28 agosto si svolgerà il Jazzfestival Saalfelden, una delle manifestazioni estive più apprezzate anche da appassionati e addetti ai lavori italiani interessati al jazz di ricerca e più aggiornato, con molti habitué che arrivano dal nostro Paese. A Saalfelden si può arrivare, in macchina o in treno, passando da Innsbruck.
Da mercoledì 31 agosto a domenica 4 settembre a Willisau si festeggiano cinquant’anni di jazz: il Jazz Festival Willisau, che ha una grande tradizione, è nato più tardi, ma Niklaus Troxler, il creatore della manifestazione, organizzò i primi concerti nella graziosa cittadina della svizzera tedesca nel 1966. In cartellone anche qui il trio di Roscoe Mitchell (mercoledì 31), David Murray con Saul Williams (venerdì), un solo di John Edwards, e un ricco “speciale” Zorn con il Masada Quartet del sassofonista, altri due gruppi impegnati nel repertorio di Masada, e altre formazioni ancora (con fra gli altri John Medeski e Marc Ribot) legate all’universo musicale di Zorn (sabato). Willisau si può raggiungere in macchina o in treno passando da Lucerna, da cui dista una trentina di chilometri.
Last but not least, da giovedì 1 al 10 settembre, si terrà Ai confini tra Sardegna e Jazz, il festival di Sant’Anna Arresi, un’oretta di macchina a nordovest di Cagliari: ma a Sant’Anna Arresi dedicheremo una presentazione a sé. Possiamo anticipare che Sant’Anna Arresi è regolarmente la rassegna più interessante, avanzata e coraggiosa dell’estate italiana del jazz, e anche quest’anno non si smentisce, ma la si può tranquillamente considerare senza rivali anche fra le altre manifestazioni dedicate al jazz che si tengono in Italia nel resto dell’anno.
Qui un momento dell’esibizione di Archie Shepp all’edizione 2010 di Ai confini tra Sardegna e Jazz: