
Il vicepresidente americano J.D. Vance, alla tribuna della conferenza sulla sicurezza di Monaco, non fa principalmente diplomazia, né principalmente geostrategia. Il vicepresidente americano fa principalmente politica. Né difesa europea né sostegno all’Ucraina, mai citate.
Il discorso di J.D. Vance è una requisitoria sullo stato della democrazia in Europa, un attacco frontale al cuore di quella che potremmo chiamare la socialdemocrazia liberale europea, dei suoi valori, delle sue pratiche, delle sue istituzioni. Che il vicepresidente americano oppone alla volontà dei popoli europei che votano sempre più per i partiti populisti. Un voto che deve essere rispettato e riconosciuto, dice Vance, come altrettanto democratico quanto qualunque altro.
Il problema per l’Europa non è la guerra alle porte in Ucraina, ma l’immigrazione massiccia. Il problema non è il non rispetto del diritto internazionale, ma la censura, per esempio, degli antiabortisti. Il problema non sono le ingerenze russe sul voto in Romania, ma la pressione dell’Unione Europea per invalidare il voto rumeno favorevole al candidato popolista prorusso. Il vicepresidente americano va fino a comparare i commissari europei ai commissari politici di sovietica memoria. La carica è diretta e brutale contro i benpensanti della democrazia, per cui vota bene solo chi vota secondo il consiglio di esperti e sapienti.
Lui, l’uomo della strada, diventato vicepresidente a forza di volontà e lavoro, rivendica la parte di saggezza di ogni cittadino e la libertà di parola per tutti, anche per i brutti, sporchi e cattivi. Il free speech, il secondo emendamento della Costituzione americana, come salvacondotto a discapito di qualunque principio di verità. Detta altrimenti, J.D. Vance annuncia né più e né meno lo sbarco del trampismo in Europa.
C’è un nuovo sceriffo in città dichiarato senza mezzi termini e, in sostanza, chi non è con noi magari non è contro di noi, ma non potrà contare sulla nostra difesa e il nostro sostegno. Musica per i nazionalpopulisti del nostro continente a qualche giorno dalle elezioni tedesche. E’ una sfida per i socialdemocratici e i liberali, come evitare l’egemonia trampista che contempla nella libertà d’espressione anche il Ku Klux Klan. E’ come trovarsi uno sceriffo europeo capace di rispondere alla nuova amministrazione americana.