
La rivista statunitense Foreign Office ha definito Giorgia Meloni il nuovo ponte di Trump verso l’Europa. Lo abbiamo visto in questi giorni nell’atteggiamento di rappresentanti del governo italiano sui dazi, con Salvini che è arrivato a dire che sono una bella cosa per noi, e sull’Ucraina. Dopo la telefonata di Trump a Putin che ha mandato alle ortiche decenni di relazioni bilaterali tra Europa e Stati Uniti alcuni paesi dell’Europa occidentale, Francia, Germania, Spagna, hanno provato a reagire. L’Italia no, anzi con il ministro degli Esteri Tajani ha plaudito alla decisione di Trump.
L’Italia è il ventre molle d’Europa, esposta ai venti del trumpismo e ai venti del putinismo. Anche perché non è solo il governo. E’ anche l’opposizione o quantomeno una parte dell’opposizione.
Le cornette della Casa Bianca e del Cremlino erano ancora calde e già il Movimento 5 Stelle esultava: “La telefonata Trump-Putin è una novità positiva, certamente da prendere con le pinze. Spiace solo che a fare questa telefonata non sia stata l’Europa e non sia stata fatta tre anni fa” hanno immediatamente affermato i parlamentari pentastellati delle commissioni esteri e difesa i quali hanno poi proceduto a demolire la linea assunta fino a oggi dall’Unione Europea. Una posizione che li avvicina più a settori del governo, in particolare alla Lega, che alle altre opposizioni, Pd in primis. Anche se in realtà fino a ora il Pd si è ben guardato dall’esprimere una posizione pubblica.
Uno degli obiettivi di Trump (oltre che di Putin) è la disarticolazione dell’Unione Europea e Meloni sta iniziando a dargli una mano. Nel frattempo, in Italia, le opposizioni si stanno disarticolando da sole.