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Tratto dal podcast
Fino alle otto di mer 22/04 (terza parte)
Fino alle otto | 2020-04-22
Com’è la situazione a Vanzago in queste settimane di emergenza e di isolamento? Il sindaco Guido Sangiovanni, racconta a Radio Popolare come il comune di Vanzago, 9mila abitanti a nord-ovest di Milano, dalla grandissima collaborazione dei cittadini alle iniziative messe in campo per dare supporto alle persone in difficoltà.
L’intervista di Serena Tarabini a Fino Alle Otto.
Che tipo di comune è Vanzago?
Vanzago è un comune alle porte di Milano, in zona nord-ovest, famoso per la sua bellissima Oasi WWF ed immerso in altri tre parchi. Un terreno poco urbanizzato, tante famiglie giovani sono venute per la qualità della vita.
È stato più complesso per voi far rispettare la regola dello stare a casa?
I Vanzaghesi sono stati molto bravi. L’ultimo giorno con seri problemi è stato sabato 7 marzo, perchè dal giorno dopo con l’intensa azione di controllo tra polizia locale e la Protezione Civile che diffondeva con gli altoparlanti il messaggio, abbiamo ottenuto il rispetto quasi completo delle regole. I 5 agenti della polizia locale sono stati attivi tutti i giorni su due giorni. Nei giorni di Pasqua e Pasquetta abbiamo chiesto aiuto anche al Prefetto, ma non c’è stato bisogno: le trasgressioni sono state veramente minimali e a martedì eravamo arrivati a solo 15 denunce o sanzioni. Ciò si riflette nei numero del contagio, che sono bassi.
Cosa ha rappresentato questa emergenza per una amministrazione come quella di Vanzago?
È cambiato tutto. La prima cosa che abbiamo dovuto fare per mettere in sicurezza le persone dal contagio sono state le norme del distanziamento sociale, uno sforzo importante, ma siamo contenti del risultato. Soprattutto nella prima fase abbiamo visto che la nostra popolazione non si è ammalata e siamo stati l’ultimo comune di quelli della zona a registrare un caso di positività, un caso di contagio avvenuto sul mondo del lavoro e quando ancora non c’erano le norme sul distanziamento. Da lì in avanti poi, monitorando la situazione con i dati dell’ATS e conoscendo il paese e interagendo con i medici, abbiamo quotidianamente contattato queste persone una ad una. Dall’altra parte, crescendo il numero dei contagiati, ieri siamo arrivati a 45. D’accordo con i medici e le famiglie, riusciamo a intervenire ancora prima che venga fatto il tampone sui casi sospetti, e quindi mettiamo in quarantena le persone. Questo ha impedito il propagare del virus.
Quindi invitate alla quarantena le persone anche se non è stato fatto il tampone?
In alcuni casi sì. Ci sono persone in isolamento volontario in seguito al parere dei dottori; noi invece seguiamo la quarantena solo per quelli che hanno il tampone positivo. Sono contatti diretti che segnaliamo al Prefetto. Se noi sappiamo del tampone 4 o 5 giorni prima che ci venga comunicato formalmente dall’ATS, i vigili possono muoversi prima ancora che arrivi la segnalazione dell’ATS, che con i numeri che ci sono in Lombardia e Milano ogni tanto ha dei ritardi nel darci i dati. Questo è utile non soltanto per evitare che si propaghi il virus, ma anche perché se abbiamo tutta una famiglia in quarantena in casa, non vogliamo che si ritrovi in difficoltà per spesa, farmaci e quant’altro. A questo scopo abbiamo lo splendido supporto della Protezione Civile locale e di un’associazione che si chiama Pregnana Soccorso con cui dall’inizio della crisi abbiamo triangolato gli aiuti alla popolazione. Ogni giorno sono impegnati nell’andare a fare la spesa, oppure, con la squadra sanitaria, ovviamente con le dovute protezioni, portare farmaci anche in casi di presenza del COVID. Sono intervenuti anche in caso di persone che dovevano essere portate in ospedale e avevano degli animali domestici che sono stati portati in altre sistemazioni su indicazione della famiglia.
Qual è la situazione dei 45 contagiati?
Non sono analisi epidemiologiche, però abbiamo cercato di capire se c’erano dei contagi fra famiglie o individuare possibili focolai. Noi abbiamo avuto il primo caso l’11 marzo, quando le scuole erano già chiuse. Per cui i contagi sul mondo del lavoro erano solo il 18%. Il problema è che abbiamo riscontrato un certo numero di infezioni nel personale sanitario, sono ben 16 sul totale, quindi il 36%, e le persone che si sono positivizzate dentro gli ospedali sono state 11, il 24%; più 4 persone che erano nelle RSA o RSD, e in questo caso sono 4 persone, il 10%. Questo significa che il 70% dei nostri contagiati ha contratto il virus nelle strutture ospedaliere o nelle strutture di assistenza, o perché ci lavorava o perché era ospite.
Foto dalla pagina Facebook di Pregnana Soccorso ONLUS Protezione Civile