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Tratto dal podcast
Fino alle otto di gio 09/04 (terza parte)
Italia | 2020-04-09
Com’è la situazione a Carpiano in queste settimane di emergenza e di isolamento? Il sindaco Paolo Branca, racconta a Radio Popolare come il comune di Carpiano, 4.000 abitanti a sud di Milano, sta affrontando questo periodo in un territorio molto vasto e caratterizzato da enormi spazi verdi. La comunicazione tramite i social network si è rivelata fondamentale per l’amministrazione comunale e il numero ridotto di cittadini rispetto ad altre realtà dell’hinterland milanese sta rendendo meno complessa la procedura di distribuzione delle mascherine.
L’intervista di Serena Tarabini a Fino Alle Otto.
Che tipo di comune è Carpiano?
Carpiano è un piccolo comune del “profondo sud” della città metropolitana di Milano, vicino a Melegnano, di poco più di 4mila abitanti però con una certa estensione. Il 90% del territorio è all’interno del Parco Agricolo Sud e questo, a 10 km dal Duomo di Milano, la rende una situazione particolare. Quindi siamo un piccolo centro alle porte di Milano con un’identità molto caratteristica.
Che effetto ha avuto l’emergenza su un territorio come quello di Carpiano?
L’emergenza ha accelerato tantissimo alcune situazioni. Secondo me questa è un’emergenza che ha ancora fortissime caratteristiche sanitarie. Qui da noi abbiamo cercato di contenere il più possibile i danni più gravi. Abbiamo trovato una comunità che ha risposto bene alle indicazioni, la prima quella di rimanere in casa. Questa attenzione ha permesso di avere una situazione sanitaria al momento sotto controllo e che non ha portato a vittime nel nostro territorio. Ma sappiamo bene che attorno a noi le cose non sono così; per questo si ragiona insieme agli altri amministratori su una situazione ancora di emergenza, e per quel che ci riguarda, con rispetto al dibattito sulla fase due, noi quella fase due ancora non la vediamo, questo è il nostro spirito. Ad esempio, ci sono si meno ricoveri, ma ci sono ancora molti casi positivi da tenere in quarantena. Si tratta di situazioni con cui non abbiamo mai avuto a che fare prima.
Che tipo di risorse avete scoperto di avere con questa emergenza?
Le risorse della comunità, il volontariato organizzato o meno. Per noi significa concretamente fare la spesa e consegnarla a domicilio, recapitare dei pasti, consegnare i farmaci a casa; cerchiamo di fare in modo che le categorie più deboli restino nelle loro abitazioni per prima cosa a tutela della loro salute. In questo senso va anche l’assistenza infermieristica volontaria per chi ne ha bisogno, per evitare che chi deve controllare patologie come il diabete o quelle cardiache, debba recarsi in ospedale, cosa che è meglio evitare se si può. Poi nell’ultimo periodo stiamo prestando attenzione all’aspetto psicologico di questa situazione, che da una parte crea una nuova fragilità, quella relativa a non poter vedere molto più in là, e dall’altra amplifica quelle pregresse, per questo abbiamo attivato uno sportello sociale.
Poi, per dare una considerazione personale, c’è la questione dei tanti decreti, ordinanze a volte contraddittori, a volte difficili da interpretare e da comunicare alla comunità. Bisognerebbe essere più chiari.
In che modo comunica con i suoi concittadini?
Ho rivalutato molto i social, è il mezzo più utilizzato anche perché è ormai alla portata di quasi tutti e poi ha il vantaggio dell’immediatezza. Poi sul sito del Comune. La velocità della comunicazione è fondamentale anche perché abbiamo visto come le cose possono cambiare da un momento all’altro e noi siamo la cinghia di trasmissione fra autorità e territorio.
Il fatto di essere un comune così esteso ha rappresentato una complicazione?
Da una parte sì, per esempio il rispetto della regola dello stare a casa applicato a un territorio di 17 km quadrati con poco più di 4 mila abitanti ha posto dei problemi diversi da quelli che affronta un contesto metropolitano. Quindi una superficie ampia, prevalentemente verde, dove molte persone vano a correre, a fare attività sportiva, passeggiare, ma anche per noi è essenziale stare a casa. Ma dall’altra parte abbiamo un ambiente diciamo “meno inquinato”, e questo sicuramente aiuta.
Com’è la situazione mascherine a Carpiano?
Dato il basso numero di abitanti abbiamo potuto organizzare una distribuzione casa per casa. Abbiamo ricevuto 1.700 mascherine dalla Regione e circa 300 dalla città metropolitana, il che vuol dire essere arrivati a coprire una mascherina per famiglia. In tutta franchezza, non lo posso che considerare un primo passo, apprezzabile, noi ne abbiamo acquistate altre 2mila e faremo un’altra distribuzione, anche perché probabilmente si tratterà di un dispositivo di sicurezza che dovremo utilizzare a lungo.
Foto dal profilo Facebook del sindaco del Comune di Carpiano Paolo Branca