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Tratto dal podcast
Fino alle otto di lun 30/03 (terza parte)
Fino alle otto | 2020-03-30
Com’è la situazione a Bussero in queste settimane di emergenza e di isolamento? Il sindaco Curzio Rusnati racconta a Radio Popolare come il comune di Bussero, 8.400 abitanti ad est di Milano, sta gestendo la comunicazione coi cittadini e fornendo assistenza capillare ai più bisognosi su tutti il territorio grazie ad una fitta rete di volontari, anche giovanissimi.
L’intervista di Serena Tarabini a Fino Alle Otto.
Che giornata l’attende oggi a Bussero?
Le mie giornate da un po’ di tempo a questa parte cominciano alle 5 del mattino. La situazione è abbastanza sotto controllo, comunque mai come in situazioni del genere si vede come un sindaco solo sia un sindaco perso. Ho la grande fortuna di avere una squadra di persone che mi accompagnano nel decidere e nel fare, inoltre la mia comunità si è allenata per anni nel prendersi cura di sé stessa e in questo momento sta giocando bene questa partita.
Le cose per una realtà medio-piccola come la nostra sono un pò più semplici. Come molte altre amministrazioni abbiamo istituito due numeri, uno per le emergenze e uno per le informazioni. Forniamo servizi di pronto spesa, pronto farmaco, pronto pasti per le persone più in difficoltà; ogni giorno si aggiungono delle necessità, dopo il primo impatto ora emergono tutte quelle fragilità che di solito sono gestite nell’ordinario. In particolar modo quelle delle persone anziane sole, ma anche i disabili che regolarmente andavano nei centri ed ora rimangono in famiglia, magari accuditi da persone anziane che hanno difficoltà a gestirli cosi tanto tempo: pensiamo ai casi psichiatrici che possono rappresentare un’emergenza nell’emergenza. Qualche giorno fa c’era una persona che si voleva buttare dal balcone di casa. Vi rendete conto come alcune situazioni siano difficili da gestire. Ma per fortuna noi abbiamo una grande forza e una risposta sociale, tra volontari, funzionari, amministratori pubblici. Tenete conto che riusciamo ad avere un rapporto tra assistito e assistenza praticamente di uno a uno.
Qualche giorno fa nelle pagine locali del Giorno si segnalava in particolare l’iniziativa di solidarietà messa in campo dai giovani di Bussero, ce ne vuole parlare?
Questo esempio fa vedere come si raccolgono risultati dove si fa una scommessa. È quello che abbiamo fatto noi con i giovani, che abbiamo sempre ritenuto l’energia vitale del comune di Bussero e che hanno risposto immediatamente e spontaneamente nel momento del bisogno prendendo in mano la situazione. Pensate che il responsabile della centrale operativa del comune di Bussero è un consigliere comunale di soli 26 anni. Lavorano sopratutto nei servizi per gli anziani, raccolgono dati, trasmettono ricette, portano la spesa, mantengono i contatti, costruiscono tutto il meccanismo che ci consente di sviluppare i nostri servizi con costanza, quotidianamente e senza lasciare indietro nessuno.
Senza l’intenzione di voler soffiare sul fuoco delle polemiche in corso, lei dal punto di vista concreto di amministratore locale come valuta gli aiuti che il Governo ha annunciato per i Comuni?
Io credo che tali questioni vadano gestite giorno per giorno. Sicuramente si tratta di un inizio, non può essere certo la soluzione dell’emergenza. Ma io non credo che questo sia il momento delle polemiche. Ognuno deve fare il suo mestiere, io faccio il sindaco e devo tenere l’equilibrio, costruire comunità, fare atti e azioni, e voglio incarnare assieme a molti altri lo spirito collettivo di cui c’è bisogno. Sicuramente non è il tempo delle polemiche e nemmeno, questo lo voglio sottolineare, degli sceriffi e dei cabarettisti, ma delle parole chiare e responsabili. Questo è quello che i cittadini ci chiedono e quello che riconoscono.
Di che cosa ha più bisogno in questo momento la sua comunità?
L’unica criticità vera a cui facciamo fatica a dare risposta è quella relativa ai dispositivi medici di protezione, a cominciare da quelli per i medici e operatori che su questa questione sono stati lasciati da soli. Io la prima cosa che ho fatto ancora prima della centrale operativa è stata quella di fare una sorta di comitato di salute pubblica informale con i nostri medici di base, i pediatri e farmacisti che erano quelli che avevano la percezione diretta sul territorio di quello che succedeva. Oltre a segnalare la difficoltà di leggere i dati in una fase iniziale, hanno riscontrato proprio questa carenza. Forse oggi arrivano nelle mie farmacie ed in qualche negozio altre mascherine, ma ecco siamo qui a centellinare dispositivi che servono per operare in sicurezza non solo a medici ed operatori della sanità, ma anche i volontari, che devono essere protetti a loro volta. Per il resto le realtà come la nostra, forti, e anche relativamente ricche, se la cavano.