Era quasi mezzogiorno quando è arrivata la notizia della bocciatura della manovra da parte della Commissione Europea e il Presidente del Consiglio e i due vicepremier erano in aula a Montecitorio con parecchi ministri, non per riferire immediatamente sull’avvio di una procedura di infrazione mai avvenuta in Italia, ma per blindare i gruppi parlamentari e controllarsi l’un l’altro per non far andare sotto la maggioranza sul decreto anticorruzione.
Questa è una delle immagini del Parlamento in una giornata forse storica negli ultimi anni: le notizie da Bruxelles hanno creato immediatamente una tensione tra tutti i parlamentari, tutti scorrevano lo schermo dei loro cellulari, Salvini entrava e usciva dall’aula per parlare al telefono o con i giornalisti, ma il governo in aula ha mantenuto per ore la consegna del silenzio. Nessuno è intervenuto per rispondere alle ripetute richieste delle opposizioni di sospendere una seduta che appariva surreale e discutere invece della crisi con le istituzioni europee.
Un’informativa forse ci sarà domani, per oggi invece bisogna andare avanti nel voto di un provvedimento a cui tiene Di Maio e che i leghisti insieme a Forza Italia hanno creato un inciampo. Di Maio non si è mosso dall’aula e Salvini probabilmente farà altrettanto tra qualche giorno sul decreto sicurezza.
Questo è lo stato della fiducia tra alleati, piuttosto bassa, ma al momento sono costretti a camminare insieme, perché in due hanno scritto una manovra fatta apposta per essere bocciata, e insieme devono portarla all’approvazione in Parlamento.
A meno che non ci siano interventi esterni, una posizione forte da parte del Capo dello Stato perché l’Italia eviti sanzioni dure, o un passo indietro di Salvini, che è l’unico al momento che potrebbe trovare un’altra maggioranza in Parlamento. Berlusconi oggi ha riunito i suoi e ha fatto sapere che per lui il patto Lega e Cinque stelle è ormai logoro, il concetto lo esprime meglio Tajani: “Salvini apra una riflessione e decida che fare”. Tradotto: noi ci siamo, forse anche senza passare da nuove elezioni.
A molti ciò che sta accadendo in queste ore ricorda il 2011 e il traumatico passaggio dal governo Berlusconi a quello Monti. Lì ci fu un intervento forte di Napolitano, e per il momento Mattarella non sembra seguire quell’esempio. Ma Renzi già mette le mani avanti e dice: “Nessun monti bis, se cade il governo, si vada al voto”.