Migrazioni, guerre, carestie, genocidi sono solo alcuni dei problemi che ci sono oggi nel mondo e che mettono seriamente in pericolo la dignità dell’uomo. Di queste criticità ne discutono ogni giorno i membri della corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite la cui richiesta d’intervento è spesso invocata dai popoli. Ma non tutti i problemi possono essere, purtroppo, risolti dalla legge internazionale.
Ne è convinta Dame Rosalyn Higgins, prima donna giudice della corte di giustizia dell’Onu e Presidente della Corte Internazionale di Giustizia all’Aja dal 2006 al 2009. È stata professoressa di diritto internazionale all’Università del Kent a Canterbury e alla University of London (London School of Economics).
Una donna che si è sempre battuta per i diritti umani e per l’efficienza della giustizia internazionale, così che nessuno potesse dire di essere stato trascurato. In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, però, spesso il diritto internazionale viene criticato a fronte di un’idea giustizialista decisamente nazionalista. Eppure, la legge internazionale è sempre lì, a sorvegliare.
Abbiamo incontrato Rosalyn Higgins a Milano, in occasione di una tavola rotonda organizzata dalla Fondazione Internazionale Balzan:
Non condivido questo pensiero generale secondo il quale il diritto internazionale è in crisi. Ovviamente ci sono dei problemi nelle relazioni internazionali ma è una questione diversa. Durante la mia carriera mi sono sempre interessata di diritti umani. Per più di 10 anni sono stata nel comitato dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, che è l’organismo che monitora gli accordi internazionali, i diritti civili e politici, e ho provato in vari modi a supportare la promozione dei diritti umani, in particolare diffondendo l’idea che i diritti umani non hanno niente a che fare con l’essere un paese sviluppato. Ogni persona, che venga da un paese ricco o da uno povero, ogni individuo ha il diritto di proteggere i diritti umani. Ho sempre provato, soprattutto quando mi trovavo alla corte internazionale di giustizia, di renderla un posto più efficiente. Quindi la corte dell’efficienza mi è sempre stata cara
Madame Higgins è arrivata a Milano per presentare un trattato di diritto internazionale intitolato Oppenheim’s International Law – United Nations di cui è stata curatrice, che racchiude tutti i casi di problemi di cui la corte dell’Onu su può occupare, con nuovi studi e approfondimenti appena pubblicato da Oxford University press, e curato dalla Higgins. Un approfondimento della pratica giuridica delle Nazioni Unite raccolta in uno studio completamente nuovo.
Per la prima volta abbiamo 1700 pagine sui dettagli delle leggi su ogni singolo problema che si presenta nelle nazioni unite, non solo quello che dice l’atto costitutivo ma quello che succede veramente con tutti i problemi principali. Quindi sono molta contenta che siamo stati in grado di farlo con l’aiuto della fondazione Balzan.
In un mondo sempre più policentrico e più complesso la corte internazionale di giustizia e chi lavora per la salvaguardia dei diritti umani non può abbassare la guardia ma anzi… continuare a lavorare sulle situazioni in evoluzione.
Le sfide sono enormi e ovviamente ancora non ne vediamo molte. Ogni 5-10 anni emergono nuove sfide che non avevamo previsto, come la tensione sull‘UE, la presidenza di Trump… sono tutti eventi che non avevamo previsto e sono sicura che ce ne saranno degli altri, ma la sfida più grande è convincere gli stati a inviare i loro eserciti per l’Onu e permettere l’intervento per difendere la dignità umana, perché a volte le cose sembrano così terribili, come in Siria, che sembra non esserci altro modo. Ma di questi tempi gli Stati sono riluttanti a inviare i loro eserciti in aiuto degli altri e sono molto generosi per altri versi. E dobbiamo lavorare costantemente, ogni giorno per pensare ai problemi degli altri.