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Tratto dal podcast
Considera l’armadillo mar 07/01
Ambiente | 2020-01-07
Gli incendi che stanno devastando l’Australia ormai da settimane sono tutt’altro che sotto controllo, anche se l’attenzione mediatica sul disastro provocato in termini di vite umane, animali e di habitat unici al Mondo sembra essere un po’ scemata.
Ad oggi sono ancora moltissimi gli incendi attivi nell’area orientale del Paese, da nord a Sud, e in parte dell’Australia meridionale, ma si può già parlare di una strage di animali senza precedenti, con una stima di oltre un milione di animali rimasti uccisi a causa degli incendi.
Ne abbiamo parlato con Marco Galaverni, responsabile Specie e Habitat per WWF Italia, che ci ha spiegato come all’impegno attuale per salvaguardare il più possibile habitat e animali, il grosso del lavoro inizierà una volta che le fiamme saranno state domate.
Vi proponiamo alcuni estratti dall’intervista di Cecilia Di Lieto a Considera l’Armadillo.
Cosa sta succedendo in Australia?
Siamo in una estate australiana senza precedenti, con temperature che hanno toccato i 49 gradi nella città di Sydney, e una totale assenza di piogge che va avanti ormai da settimane. In questo contesto si sono sviluppati per vari motivi, sia naturali che legati all’uomo, una serie di incendi devastanti che hanno interessato una superficie di 8 milioni di ettari, pari all’intera superficie dell’Austria per fare un confronto. I primi incendi si sono sviluppati nel nord-est e sono scesi per tutta la costa orientale e si sono infine concentrati nell’Australia meridionale con un costo in vite umane nell’ordine delle decine e oltre un miliardo di animali rimasti vittime di questo incendi.
Si sta parlando anche ci incendi dolosi in queste ore.
Sì, purtroppo alcuni incendi sarebbero stati appiccati volontariamente per riscuotere i premi di alcune assicurazioni. In un contesto già degradato c’è anche chi ha deciso di lucrare sulla situazione.
Purtroppo alcuni degli incendi e alcuni dei focolai parrebbe di origine dolosa. Per riscuotere i premi di alcune assicurazioni sulle abitazioni e quindi in un contesto già assolutamente degradato c’è anche chi lucra sulla situazione cercando di averne un ritorno economico. E un altro elemento agghiacciante è il fatto che in un report del 2009, redatto da un’agenzia per conto del governo australiano, tutto questo era stato predetto in maniera molto puntuale e scientifica. Gli scienziati avevano previsto un aumento del 65% per cento delle giornate con rischio estremamente elevato di incendio nelle zone che oggi sono in fiamme. Non è una sorpresa per chi si occupa di studi sul clima. Con l’aumento delle temperature medie e dell’energia media in atmosfera aumentano gli eventi meteorologici estremi che possono essere inondazioni da un lato del Mondo e incendi con proporzioni mai viste prima dall’altro.
Ricordiamo che il governo australiano è uno di quelli che fin qui ha fatto negazionismo rispetto alla questione del riscaldamento globale.
Sì, e non è neanche tra i governi firmatari degli impegni presi a Parigi nel 2015. Ha scelto di non impegnarsi nella battaglia contro i cambiamenti climatici e anche a livello di gestione del territorio ha fatto delle scelte che vanno nella direzione opposta a quella sperata: continuando a prelevare legname andando ad intaccare la frammentazione degli ecosistemi ed esponendoli così a maggior disturbo umano e aprendo la strada agli incendi stessi. Non possiamo più nasconderci dietro le responsabilità altrui. I cambiamenti climatici sono responsabilità di ciascun governo, di ciascuna azienda e di ciascun cittadino. Tutti possiamo fare qualcosa per contrastare e mitigare i cambiamenti climatici.
La tragedia sta toccando migliaia di persone, ma anche centinaia di migliaia di animali.
Per quella che è la storia geologica del continente e la sua collocazione geografica e climatica, l’Australia ospita ancora una fauna unica al Mondo, a cominciare dalle moltissime specie di marsupiali che negli altri continenti sono ormai molto limitate.
Questo aumenta ancora di più la preziosità del patrimonio che sta andando distrutto in queste ore. Molte di queste specie sono presenti solo in Australia e gli incendi ne stanno mettendo a repentaglio la sopravvivenza a livello globale. Se scompaiono da queste zone dell’Australia, scompariranno per sempre dell’intero pianeta e questo non lo possiamo accettare.
Il WWF si è attivato per cercare di dare supporto a quei centri di recupero della fauna che stanno soccorrendo gli animali in difficoltà, ma sta già cercando di reperire i fondi per ripristinare il prima possibile gli habitat che sono stati distrutti dagli incendi.
Alcuni di questi habitat sono naturalmente abituati alla presenza di incendi, anche se non di questa portata, e il loro ripristino potrebbe avvenire in tempi relativamente brevi. Per altri, invece, la questione sarà molto più lunga e complessa.
I koala erano già a rischio prima degli incendi.
Sì, i numeri precedenti a questa tragedia erano già molto limitati. Parliamo di alcune decine di migliaia di koala sopravvissuti in tutto il continente. E purtroppo gli incendi hanno insistito su alcune zone chiave per l’habitat dei koala. Già oggi si stima che siano oltre 8mila i koala rimasti uccisi, circa il 30% della popolazione del Nuovo Galles del Sud. Ad impattare in modo sostanziale su questi habitat non sono però soltanto gli incendi. L’attività umana in generale sta impattando in modo significativo sulla biodiversità australiana. Basti pensare anche solo all’allevamento estensivo che sta sottraendo grandi territori agli habitat naturali delle specie locali. I canguri sono abituati a vivere in ambienti aridi, ma non a condividere quei territori con decine di migliaia di capi di bestiame.
Vorrei sfruttare questa occasione tragica per instillare il seme del cambiamento anche in tutti gli ascoltatori. Oltre a far sentire la nostra voce a tutti i governi del Mondo affinché intraprendano azioni atte a minimizzare il proprio impatto in termini di emissioni e di gas dannosi, tutti noi possiamo fare la nostra parte con piccole scelte quotidiane nel nostro stile di vita.
Abbiamo visto tante immagini strazianti di singoli cittadini impegnati a soccorrere gli animali in difficoltà. Oltre al WWF ci sono molte altre associazioni e gruppi che stanno lavorando intensamente per questi animali.
Sì, per fortuna c’è una fitta rete di centri di recupero gestiti da vari organismi privati e da associazioni che stanno lavorando 24 ore al giorno per cercare di mettere le toppe e aiutare concretamente gli animali feriti e privati del loro habitat. Ma c’è davvero tanto tanto da fare, soprattutto una volta che gli incendi saranno stati domati.
Foto di Adam Dedered dalla pagina ufficiale WWF Italia su Facebook