
In via Corelli a Milano potrebbe tornare a esserci un Cie, un Centro di identificazione ed espulsione. O, qualsiasi sia il nome con cui lo chiameranno, un centro per rinchiudere stranieri in attesa di espulsione, una struttura detentiva.
Così è scritto, nero su bianco, in un documento del ministero dell’Interno che, se diventerà operativo, metterà fine all’esperienza della trasformazione del Cie in centro di accoglienza per i profughi. La gestione in questi mesi è stata affidata al Comune di Milano insieme a una serie di realtà che si occupano di rifugiati.
Uno spazio che riesce a dare accoglienza a circa 400 persone che – se il governo dovesse portare avanti la sua idea, in un’ottica di politica di rimpatri forzati – creerebbe non pochi problemi, anche in vista del picco di arrivi previsti nella prossima primavera. “Un atto gravissimo – ci ha detto l’assessore al Welfare del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino – ancor di più perché a noi non è ancora arrivata notizia direttamente dal Viminale”.
Ascolta qui l’intervista a Pierfrancesco Majorino
Intanto Fondazione Arca, che segue per conto del Comune di Milano lo smistamento dei profughi e dei richiedenti asilo, continua la sua azione.
Ascolta qui l’intervista ad Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Arca