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Tratto dal podcast
Letizia Battaglia racconta “Shooting the Mafia”
Cultura | 2022-04-14
” Queste non sono solo fotografie, sono la mia vita”, cosi’ diceva Letizia Battaglia davanti a una delle sue ultime mostre. Palermitana, classe ’35, fotogiornalista, tra gli anni ’70 e ’80 è stata capo dell’ufficio fotografico dell’Ora di Palermo, unica donna fra tanti uomini a documentare lo scempio e gli orrori della mafia. Dopo un’esperienza a Milano ritorna a Palermo e con Franco Zecchin crea l’agenzia”. Informazione Fotografica”dove lavorano anche Josef Koudelka e Ferdinando Scianna. È lei a fotografare il mafioso Salvo insieme ad Andreotti, per prima arriva nel luogo dove fu assassinato Piersanti Mattarella allora presidente della Regione Sicilia. Era amica di Falcone, ma quando fu ucciso non riuscì a scattare nessuna foto, in lei prevalse l’amicizia e il dolore straziante che la impietrì.
Dirige la rivista “Mezzocielo”, politica, cultura e ambiente pensata dalle donne. Dà vita alle” Edizioni della Battaglia”, e continua la sua attenzione appassionata per le donne nella denuncia continua della condizione che le emargina e le umilia. È cofondatrice del “Centro di Documentazione Peppino Impastato”. Tra l’80 e il ’90 e’ consigliera comunale dei Verdi, assessore a Palermo con la giunta di Leoluca Orlando. In seguito entra nell’Assemblea Regionale Siciliana, sempre cercando di cambiare le cose nella sua amata Palermo. Negli ultimi anni e’ riuscita a dar vita al Centro Internazionale di Fotografia alla Zisa. Le sue fotografie toccano il cuore e le coscienze, prima donna europea a ricevere il premio Eugene Smith a New York nel 1985 e altri riconoscimenti internazionali sono seguiti.
Letizia Battaglia, mai nome fu più appropriato: Letizia perché arrivava sempre col suo bellissimo sorriso e Battaglia perché indomita usava la sua macchina fotografica come un’arma nello svelare e far conoscere gli orrori e le devastazioni della mafia. Ma Letizia non voleva essere inchiodata alle fotografie di mafia, lei fotografava la gente, la povertà, la quotidianità della Palermo che tanto amava.
Negli ultimi anni si dedicava molto al corpo delle donne, un nudo assai lontano dallo sguardo maschile, il suo era uno sguardo tutto femminile che vedeva nel corpo femminile la bellezza pura e la vita, tanto che in una serie di foto lo ha sovrapposto ai disastri di mafia, come per mettere la vita sopra la morte. E poi si era dedicata molto alle sue bambine, le fotografava con amore perché in loro vedeva la rinascita delle donne e la rinascita di Palermo e in fondo nelle bambine ritrovava un po’ di sé.
Ci mancheranno tanto la sua passione, il suo impegno politico, sociale e quella sua zazzera rosa. Abbiamo avuto l’onore d’ intervistarla diverse volte a Radio Popolare e in particolare una sera al Teatro Litta in occasione di un incontro col pubblico per parlare del suo lavoro e presentare il film “Shooting the Mafia“