L’ordine arrivato via chat che diceva “alla replica bisogna essere tutti in aula” non elimina il fatto che l’assenza di più di sessanta deputati della Lega alla Camera dei deputati durante le comunicazioni di Giorgia Meloni sia diventata un caso. Troppi per non essere un problema politico e un segnale preciso. La scusa dei treni in ritardo rende peraltro la questione anche paradossale visto che il ministro dei trasporti è proprio Salvini. C’è solo da capire il perché. Le ragioni sono parecchie, si sommano alle tensioni esistenti da tempo tra gli alleati e che ora rischiano di deflagrare.
Siamo a due giorni dalla sentenza di primo grado su Open Arms, i leghisti descrivono Matteo Salvini preoccupato. Lui fa finta di non esserlo dicendo che pensa giorno e notte alla manovra, ma il problema è anche cosa farà e dirà Giorgia Meloni in caso di condanna. “Finché non sarà passato in giudicato non deve dimettersi” lo difende il leghista Rixi. Infatti la decadenza non è prevista per ora, ma forse si pone un tema di opportunità politica e su questo la presidente del Consiglio non ha ancora detto una parola di sostegno e difesa del ministro leghista.
Alle osservazioni dell’opposizione sul mancato voto della Lega alla commissione von der Leyen, Meloni ha coperto Salvini: “Lui ha votato il vicepresidente Fitto, a differenza vostra”, ha detto, ma i toni dei pochi leghisti che sono intervenuti, Stefano Candiani ad esempio, erano fortemente antieuropei e stridevano di fronte invece a quelli usati da Giorgia Meloni. Le due strade scelte in Europa dai due alleati di governo presentano il conto anche questa volta, compresa la posizione sull’Ucraina e il sostegno militare a Zelensky che Meloni continua a voler assicurare.
L’ultima volta che erano mancati i leghisti in aula era stato quando Meloni voleva imporre il nome del suo consigliere giuridico Francesco Saverio Marini a giudice della Consulta. L’opposizione uscì dall’aula e la maggioranza non ebbe numeri sufficienti, anche perché ne mancavano ben dodici della Lega. Segnali precisi di una certa insofferenza nei confronti della presidente del Consiglio. In Parlamento deflagra lo scontro tra Meloni e Salvini.