![In Afghanistan i talebani vietano la musica ai matrimoni](https://www.radiopopolare.it/wp-content/uploads/2023/06/comunali-2023-1.jpg)
D’ora in poi i matrimoni in Afghanistan non avranno più nessun suono. Niente balli, niente strumenti, niente musica. In una dichiarazione pubblicata online, infatti, il Ministero per la Propagazione della Virtù e la Prevenzione del Vizio ha detto la musica, alle feste di matrimonio, non sarà più consentita. Tutti i proprietari delle sale per cerimonie sono stati avvisati e la polizia religiosa dei talebani setaccerà le sale nuziali per assicurarsi che il divieto venga rispettato. La musica, dicono, contraddice ciò che la legge islamica dice a proposito dei matrimoni.
Già lo scorso anno, i talebani avevano consigliato di evitare la musica durante i raduni pubblici, ma l’indicazione non era stata seguita rigidamente. Ora, però, il banno è molto specifico e i talebani sembrano intenzionati a farlo rispettare.
“Se non c’è musica a un matrimonio, allora qual è la differenza tra una cerimonia di matrimonio e una cerimonia funebre?” ha detto il gestore di una sala feste a Kabul parlando con un’agenzia di stampa tedesca, riassumendo con una frase l’importanza della musica non solo per gli individui, ma per la società e la ricchezza culturale di un paese.
Dall’Agosto 2021, con il ritorno dei talebani al potere, le restrizioni e i divieti si susseguono senza sosta. Le donne e le ragazze afghane hanno affrontato il maggior numero di limitazioni, tra cui il divieto di frequentare le scuole superiori e le università, e di svolgere molti tipi di lavoro.
Ad aprile, una stazione radio gestita da donne nel nord-est dell’Afghanistan è stata chiusa perché, secondo i funzionari talebani, mandava in onda musica durante il mese del Ramadan.
Il ritorno dei talebani, ha anche provocato un enorme esodo di artisti e cantanti. Secondo l’Artistic Freedom Initiative, un’organizzazione che offre assistenza gratuita per l’immigrazione e il reinsediamento degli artisti a rischio, nei mesi successivi alla presa di Kabul circa 3.000 musicisti hanno cercato asilo fuori dall’Afghanistan. Chi è rimasto, invece è costretto a fare altri lavori, lasciando che il patrimonio musicale afghano sprofondi nell’abisso del fondamentalismo.
Sardar Mohammad ne è un esempio. Prima del ritorno dei talebani si guadagnava da vivere suonando l’Armonium alle cerimonie, uno strumento tradizionale, ora vende pane ai bordi della strada e – racconta a Radio Free Europe – non riesce a sfamare la sua famiglia.
Vietare la musica ai matrimoni non è solo un danno all’anima di un paese, ma anche alla sua economia, alle tante persone che di musica vivevano prima e che ora devono reinventarsi, in un paese dove più dell’80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.
La musica, poi, unisce. Mentre i canti accettati e ascoltati dai talebani – tassativamente senza musica di accompagnamento – promuovono la guerra e la violenza. Questo è quello che stanno facendo i talebani all’Afghanistan, trasformano quello che un tempo era una festa, in un funerale.