L’ex ambasciatore Sergio Romano nei giorni scorsi ha detto, anche ai nostri microfoni, che l’Europa getta benzina sul fuoco nel fornire armi letali a questa guerra. Sarebbe stato più utile un suo ruolo politico e diplomatico.
Laura Boldrini in Parlamento si è astenuta sull’invio di queste armi, ritenendolo non utile in vista di una de-escalation.
Barbara Spinelli ha scritto un articolo per dire che anche gli Stati Uniti e l’Europa hanno commesso degli errori negli otto anni che hanno preceduto l’invasione russa dell’Ucraina.
Per queste opinioni – che dovrebbero far parte di un normale dibattito in un paese democratico – Spinelli Romano e Boldrini sono apparsi in un’incredibile lista di presunti complici di Putin pubblicata su Repubblica per la firma di Gianni Riotta.
Repubblica li definisce proprio così, “Putinversteher”, un neologismo tedesco che indica chi strizza l’occhio al presidente russo.
Vergando questa lista Riotta ha usato una vecchia strategia comunicativa, cioè mescolare autentici fan di Mosca a personalità come Spinelli, Romano e Boldrini, oltre al quotidiano il Manifesto.
È curioso come per difendere teoricamente i valori della democrazia – che sono società aperta, dibattito, dubbio critico, vaglio della ragione e pluralità di opinioni – si arrivi esattamente a praticare il loro opposto.
Chi non si limita al puro elmetto senza nessun pensiero sotto, diventa automaticamente complice di Putin. Ed è così che il sonno della ragione genera liste.