Fra un paio di mesi la discussione pubblica sul salva Milano compirà un anno. Dai primi convegni dei costruttori alle aule del Parlamento, ne è passato di tempo e il provvedimento, urgente, che avrebbe dovuto sbloccare l’edilizia milanese già nei primi mesi del 2024, non si sa se e quando verrà votato.
Al Senato sono emersi i mal di pancia nel PD. Alla Camera il testo era stato affidato alle deputate Chiara Braga e Silvia Roggiani che lo avevano fatto votare senza troppi scossoni. Poi gli allarmi sulle ricadute negative che il salva Milano potrebbe avere nel resto del paese hanno rimesso in discussione tutto e diversi senatori dem hanno espresso la volontà di modificare il testo. Ieri sono scaduti i termini per presentare alla presidente della Commissione Ambiente del Senato l’elenco degli esperti da ascoltare per capire se e come modificare il salva Milano. Ci saranno anche gli urbanisti critici che hanno scritto l’appello firmato da 140 esperti.
Le audizioni inizieranno settimana prossima e per ascoltare tutti ci vorranno diverse settimane, probabilmente un paio di mesi. Dopo due mesi di lavoro con gli esperti è difficile che il testo non venga modificato. Tornerà quindi alla Camera e per completare la doppia lettura, si potrebbe arrivare alla fine del 2025. I dubbi dei critici sono noti: per risolvere i problemi urbanistici di Milano non si possono mettere a rischio tutte le altre città. Il salva Milano, infatti, stabilisce che l’interpretazione delle leggi urbanistiche applicata a Milano sarà valida ovunque e quindi ovunque si potranno realizzare ad esempio costruzioni sopra i 25 metri senza piani particolareggiati, ma solo tramite autocertificazione. Come appunto si fa a Milano da una decina d’anni e che da un paio d’anni la procura ha messo sotto inchiesta.