Non se ne fa nulla. Almeno per il momento. Il reato di immigrazione clandestina non verrà abolito dal governo nel consiglio dei ministri della prossima settimana. La decisione sembra ormai presa e gli uomini di Alfano stanno già cantando vittoria. Ma sarebbe lo stesso presidente del Consiglio Renzi a essersi convinto che un intervento netto del governo non sia oportuno, per motivazioni strettamente politiche: non tanto e non solo per l’opposizione dell’Ncd ma soprattutto per le possibili conseguenze sull’opinione pubblica.
L’escamotage tecnico per evitare la grana ce lo ha spiegato il responsabile giustizia del Pd, David Ermini, uomo molto vicino a Renzi. “Il problema – spiega – è di riscrivere completamente una norma che si è dimostrata inefficace. E questo non lo può fare il governo che potrebbe solo applicare la delega e qundi limitarsi all’abrogazione”. In altre parole, Renzi rimanda la palla al Parlamento, con un doppio risultato: allungare i tempi, lasciando decantare la polemica, e nel contempo evitare di appuntarsi sulla giacca la medaglia sgradita di quello che fa un favore agli immigrati clandestini. “Credo che sia il Parlamento a dover lavorare sulla materia – continua Ermini – il Senato si sta già occupando della riforma del sistema penale e quella sarebbe la sede più opportuna per una revisione delle norme sull’immigrazione clandestina”.
Con quali tempi? “Ci vorranno alcuni mesi – ci conferma un altro membro della Segreteria nazionale del Pd Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del partito”. Che concorda anche sul percorso: “Se ne occuperà il Parlamento nell’ambito della riforma penale nel suo complesso”. In sostanza, dunque, è tutto rinviato. La legge delega che prevede l’abolizione del reato di clandestinità – voluto come bandiera politica dal governo Berlusconi-Maroni – scade il 15 gennaio.
A quanto pare il governo la lascerà cadere. E il reato di immigrazione clandestina continuerà a fare parte del nostro ordinamento fino all’arrivo in porto della legge che il Parlamento approverà nei prossimi mesi. Il che non garantisce affatto che alla fine il risultato ci sia: il binario è infatti molto più lento e naturalmente molto più soggetto ai compromessi necessari a tenere insieme la maggioranza.