“Lucille degli Acholi” racconta la storia straordinaria di Lucille Teasdale, che non solo riuscì a coronare il suo sogno di bambina diventando una chirurga negli anni Cinquanta. Ma che fu anche una delle ragioni per cui un piccolo ospedale cattolico del nord dell’Uganda, il St. Mary Lacor [lacior] hospital, riuscì a sopravvivere durante gli anni della guerra civile e a diventare uno dei più importanti centri di cura non profit del paese. Lucille nasce in Québec alla fine degli anni 20 e decide sin da piccola, ascoltando il racconto di alcune suore missionarie, che da grande farà la dottoressa. Poco importa che all’epoca, persino in Canada, fosse impensabile che una donna studiasse medicina: Lucille si diploma addirittura in chirurgia. Dedizione al lavoro e competenze, però non bastano. Nessun ospedale nord-americano è disposto ad assumere una chirurga, negli anni 50, e Lucille Teasdale si trasferisce in Francia. Qui ritrova il medico italiano Piero Corti, che insieme ad un vescovo italiano sta aprendo un ospedale a Lacor, in Uganda, e le propone di lavorare con lui. Un’esperienza che doveva durare pochi mesi ma che le cambierà la vita, facendo di Lucille un importante punto di riferimento per la popolazione locale degli Acholi, e non solo.
Condensare in un grafic novel una biografia che si sviluppa su tre continenti e su oltre 70 anni di storia non è un’impresa facile. La sceneggiatrice Ilaria Ferramosca e la disegnatrice Chiara Abastanotti hanno lavorato a partire dalla documentazione messa a disposizione dalla fondazione Piero e Lucille Corti, da filmati e foto d’epoca e da interviste e testimonianze, tra cui quella della figlia della coppia, Dominique Atim Corti, per creare un racconto avvincente ed emozionante ma anche il più possibile fedele alle diverse realtà storico-sociali in cui si muovono i personaggi. Una ricerca accurata che si riflette nei dettagli: dall’architettura ai ritagli di giornale, fino alle pettinature e ai vestiti.
Grazie ad un’espediente letterario che lega passato e presente, è una giovane italiana di origine Acholi che sogna di diventare dottoressa a raccontarci, attraverso la storia di Lucille Teasdale e del suo ospedale, anche quella dell’Uganda. L’indipendenza, il colpo di stato del generale Amin, la guerra con la Tanzania e la lunga guerra civile ma anche l’arrivo dell’AIDS, di cui si ammala la nostra protagonista, che non lascerà mai il suo posto: il rischio della morte, ci ricorda, fa parte del lavoro. Le due autrici hanno cercato una resa grafica d’impatto, sfruttando la forza narrativa dei colori. Oltre a giocare sulle sensazioni che trasmettono al lettore, le sfumature delle tavole scandiscono anche il tempo che passa: da quelle più soft degli anni 40 e 50 arriviamo ai colori brillanti del periodo africano e contemporaneo. A volte, i paesaggi diventano macchie di colorequasi oniriche, su cui si stagliano dei personaggi disegnati con un tratto grafico ed essenziale, che li rende realistici ed espressivi senza appesantire la pagina. Raccontando con delicatezza la storia di una donna rivoluzionaria, quella di un paese che non è poi così lontano, e dei cambiamenti culturali che riguardano tutti noi.
“Lucille degli Acholi”, di Ilaria Ferramosca e Chiara Abastanotti. Il Castoro, 192
pagine, a colori, 16 euro e 50